I sostenitori del capitalismo di Stato non lo accampano però, adesso, nel caso Iran anche se non si emancipano dalle sue attrezzature.
Uno strumento inutile? Certo! Ma solo perché non è affatto tale.
Per la cronaca, dato che non ce occupiamo nella nota, esistono anche "tifosi", del capitalismo di Stato, che in Iran hanno sostenuto essere, il "Komeinismo" (!!!), ideologia del capitalismo di Stato. E adesso? ricorreranno alle mal definite "frazioni della borghesia" per raccapezzarcisi in qualche modo?
Naturalmente sono internazionalisti che, nel massimo della confusione e della mistificazione del termine stesso, riescono a farne una bandiera, per la verità riducendola ad una banderuola.
Nostante l'autore di questa serie di osservazioni sulla politica estera condivida l'idea che l'Unione Sovietica stesse lentamente e faticosamente procedendo su di una rotta capitalistica, le osservazioni che porge forniscono un'altra serie di fatti che contraddicono la tesi che pretenderebbe un URSS capitalisticamente sviluppata, o addirittura al punto d'aver raggiunto un presunto Capitalismo di Stato.
In questa lettera, utilizzata come prefazione, Plekanov risponde al populista Lavrov riassumendo le fasi attraversate dal populismo russo distinguendone le frazioni. Il passaggio dal rifiuto della "politica", che termina con l'assassinio dello zar nel 1881, cioè appena tre anni prima della redazione della lettera, alla "politica", intesa come azione decisa di un raggruppamento di rivoluzionari, blanquista, è aspramente criticato da Plekanov. L'arretratezza russa si esprime proprio nell'influenza determinante sul populismo russo delle idee che della rivoluzione vengono prodotte in Europa. Il successo pratico del terrorismo è anche il fallimento del suo scopo, è anche l'evidenza che lo strumento non era adatto allo scopo. Il populismo, dopo aver subìto l'idea stessa del socialismo, viene influenzato anche dalle teorie europee che ne propongono uno strumento più adatto. Il bakuninismo, sino al blanquismo, vengono così assunti come pratica rivoluzionaria dell'ideologia reazionaria dei populisti, del loro "socialismo" contadino. Il socialismo operaio e marxista si è però imposto in europa. Una frazione populista, di cui Plekanov è espressione, è passata al marxismo. Il processo, su ambo i lati, è prevalentemente svolto all'estero, ma ciò non impedisce a Plekanov di divenire di fatto uno dei massimi teorici e pratici del marxismo dell'epoca. I punti fermi con cui Plekanov risponde a Lavrov, sono ancora oggi, fondanti per chi intenda costruire lo "strumento" adatto allo scopo. Su queste basi, un quindicennio dopo, Plekanov fonderà il Partito Operaio Socialdemocratico Russo, di cui Lenin e Trotzky faranno parte per buona parte della loro vita.
Ndr.
Plekhanov, di fatto, combattendo il populismo preconizza la sorte in cui cadrebbe una rivoluzione russa condotta secondo le loro tesi.
Non enuncia soltanto il monito "Senza teoria rivoluzionaria non esiste movimento rivoluzionario", ma indica anche in una "casta socialista" l'aberrazione di una rivoluzione compiuta senza la prospettiva internazionalista che solo un partito socialista, solo un partito della classe operaia può dare. Occorre rendergliene atto, un buon anticipo dell'avvento del "socialismo in un paese solo".
NdR.
Non condividiamo le certezze di Trotzky su presunte "fasi transitorie" ma la ricostruzione dei rapporti Engels - Kautsky mette magistralmente a fuoco i rapporti del marxismo col sig. Kautsky e con tutta la socialdemocrazia tedesca.
Marx vuol dimostrare da un lato che la suddetta politica non è nell'interesse dell'Inghilterra, dall'altro la barbarie dello strumento, l'autocrazia russa, su cui questa poggia. E' questo secondo aspetto che qui riprendiamo..
Ed è questo secondo aspetto che David B. Rjazanov, grande storico del marxismo, ha sottoposto ad una serrata critica. Rjazanov ritiene Pietro il Grande, fondatore della Russia autocratica, espressione del mercantilismo, cioè della fase inferiore del capitalismo. Marx invece ne descrive l'origine mongola, tartara, barbara e quindi una natura sociale dispotica, asiatica, precapitalistica.
Attribuendo all'autocrazia russa una o l'altra origine si deforma completamente il processo di sviluppo della stessa lotta delle classi russe e, soprattutto, dei presupposti e delle basi sociali della formazione economico-sociale dell'URSS.
Non condividiamo il parere di Rjazanov. Ma, oltre alla questione in sé, è importante sottolineare come la questione stessa sia stata oggetto di un opera editoriale (La Pietra, Storia diplomatica segreta del XVIII secolo, K. Marx) alla fine degli anni '70, e come la questione fosse chiaramente posta da Rjazanov ben nel 1909.Quindi una questione dibattuta in seno al movimento rivoluzionario russo ma di cui l'antistalinismo tradizionale non ha mai tenuto debito conto. Anzi, la tesi della natura capitalstatale dell'URSS stalinista presuppone acriticamente l'accettazione della tesi che Rjazanov contrappone a quella di Marx.