Rotta Comunista
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hernank
Utente iniziale

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Posted - 10/02/2003 :  08:00:30  Show Profile  Reply with Quote
Peccato però che tutta la sinistra 'marxista' è
più interessata a curare le proprie piccole verità e conferme, invece di
fare passi avanti nella critica e nella crescita organizzativa. Abbiamo
davanti momenti dificili e tutti stanno ancora a litigare sul passato. E la
borghesia se la ride, e scorrazza come un gruppo di "pistoleros" in un
vilaggio indefeso. ben venga il vostro spronare ad una autocritica, ma mi
temo che non sarà raccolto.


hk

Admin
Forum Admin

124 Posts

Posted - 10/02/2003 :  08:26:32  Show Profile  Reply with Quote
Ciao Hernan

Grazie per la comprensione, anche se in realtà la stessa rottacomunista rientra in questa diaspora paranoica della cosiddetta sinistra.
In realtà, nel nostro piccolo, desidereremmo rompere con tutta la diaspora che ha origine nell'antistalinismo tradizionale ma non abbiamo ne forza ne tradizione per porci come alternativa organizzativa. Soprattutto nei confronti dei giovani che si avvicinano al comunismo e che, in modo infantile ma giustificato, si aggrappano a ciò che reputano "meglio" rappresentare le loro esigenze. Non si tratta di elementi operai il cui metro consiste nella rappresentanza di interessi in primo luogo politici. Si tratta, oggi generalmente, di studenti che in un certo senso si affidano ad organizzazioni che finiscono per diventare vere e proprie sette. Dal passato queste riescono solo a ricavare ciò che le differenzia dalle altre giustificando la propria esistenza. Nel passato è, invece, il futuro.
Basta col giustificare l'antistalinismo perché vittima. Questo è un vittimismo dal quale occorre emanciparasi con priorità assoluta.
Il ruolo di vittima predestinata degli antistalinisti (tradizionalmente trotzkisty, bordighisti ma anche molti russi) è allucinante e pari solo a quello degli ebrei sotto il nazismo.
Essi non possono vantare un solo attentato agli sgherri stalinisti che li uccidevano (in Russia anche sterminati).
E si vuol far credere un partito rivoluzionario possa sorgere da queste dalla difesa di queste esperienze?
Commemoriamo dunque le vittime ma senza vittimismo, il messaggio dev'essere: non ci saranno più "queste" vittime.
Sino a ieri l'esistenza dell'URSS consentiva a queste formazioni la (vaga e remota) possibilità di correggere, con una politica non a chiacchiere, gli errori commessi. Il crollo dell'URSS ha cancellato anche questa (vaga e remota) possibilità. Non resta loro che la raccaprinciante ammissione (parole, parole..) di aver sopravalutato, sottovalutato, questo o quell'altro aspetto (tempi, luoghi ...) ma sempre e solo nell'intento di conservare il fondamento degli errori che ammettono.

Per questo abbiamo posto al centro la discussione sulla natura sociale della ... inesistente URSS.
L'inesistente URSS diventa una discriminante politica per alcuni motivi.
1) Ci separa dall'antistalinismo tradizionale, inconsistente e fallimentare, su di un terreno su cui non possono elucubrare tesi sul futuro vittorioso garantito dalla loro esistenza.
2) Ci pone su di un terreno teorico. Organizzativamente siamo zero come gli antistalinisti tradizionali (socialmente parlando sono, come noi del resto, meno che zero nonostante qualcuno di essi possa vantare giornali, libri e sedi).
3) E' un terreno teorico relativamente semplice, i cui risultati possono essere confrontati non con costruzioni teoriche ma con la realtà storica (del senno di poi saranno anche piene le fosse, ma almeno quel senno vogliamo averlo!!!).
4) L'argomento trattato mal si presta ai facili entusiasmi. Ciò ci separa anche da chi pensa che il comunismo sia "hasta la victoria siempre" e che si risolva con qualche corteo nel week-end.

Naturalmente le questioni non possono essere ridotte all'URSS. Per questo il forum è costituito anche della questione SPD e da quella sulla borghesia finanziaria.
Ma il lavoro che possiamo fare è ridotto, limitato, ristretto. Non è un incoraggiamento ma oggi al comunismo occorre un lavoro controcorrente come mai, forse, nella storia e qualcuno deve pur, non presumiamo di farlo, almeno avviarlo.

Per questo anche la minima collaborazione, per minima che possa essere, è la benvenuta. L'ostacolo più grande che abbiamo trovato, naturalmente, è la diseducazione. Molti ritengono la teoria ed il lavoro teorico un qualcosa di cui si debba essere "all'altezza". Niente di più falso. Da un lato vi è certo la rinuncia all'impegno, al lavoro che la teoria comporta, ma dall'altro c'è anche sicuramente una malintesa modestia, un naturale riserbo che non deve ostacolare quello che in effetti non è che l'unico modo di apprendere nel lavoro ciò qualsiasi comunista deve saper ritrasmettere.

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hernank
Utente iniziale

2 Posts

Posted - 10/02/2003 :  08:30:59  Show Profile  Reply with Quote
Chiaro, e credo che sia importante il punto sull'emanciparsi dal ruolo di vittime. E fondamentale. Ma lo è anche il bilancio storico di tutte le esperienze fatte dal proletariato e dalle sue organizzazioni. Quello che è dificile da credere è che il marxismo ed il leninismo possano essere stati così svirtuati dalla pratica politica e dal settarismo organizzativo. Cio che voglio dire è che dalle mie esperienze ho imparato che ogni partito ha un poco di buono e un tanto di non buono. Ma il peggio è che tutti cercano
di giustificare le loro posizioni dicendo che sono gli altri che svagliano.
Ma dico, che cacchio hanno da difendere questi gruppi? una loro "eroica" tradizione o la lotta dei lavoratori contro il capitale? E in questa fase storica, e grazie anche al crollo dello stalinismo che avrebbe dovuto semplificare il panorama, invece sembra esserci più confussione che mai e non si capisce nemmeno dove sia l'enemico. La borghesia si può dare il lusso di avere un mucchio di partiti e partitini, tanto sono loro che comandano, e servono per disperdere l'attenzione dei lavoratori. Ma noi comunisti (e diciamolo, antistalinisti, visto che ci sono ancora nipotini di Stalin que credono di essere i loro eredi) non ci possiamo permetere una simile situazione. Produciamo tonnelate di carta , ma non una straccio di organizzazione. E si giustifica tutto con la "passività sociale". Ma questo cacchio di passività non durerà per sempre, mi auguro. E' difficile sintetizzare e tirare fuori una conclusione, sapere quale sia la cosa giusta da fare.
Sono in contatto con alcuni compagni, qui a Firenze , e cerco di fare qualcosa insieme a loro, almeno dal punto di vista storico. E sono anche in contatto con un gruppo di New York (la LRP-COFI) con il quale abbiamo una discussione interesante. Sono stato dal 1993 al 1998 in "Lotta Comunista" a Firenze.
si dovrebbe in futuro ricominciare un lavoro organizzativo e di discussione politica.
1) La ditatura del proletariato è la sintesi politica di tutta la teoria marxista sullo Stato e sulla rivoluzione. Non ci sono compromessi su questo.
2) Rifiuto assoluto di TUTTI i Fronti Popolari ovunque questi si
ripresentino (Brasile, gauche prurielle, Chavez, ecc) e indipendenza di
classe.
3) Anche se tutti i paesi al mondo sono capitalisti, non si puo mettere sullo stesso piano una potenza imperialista ad un paese semicoloniale.
L'internazionalismo deve sempre essere rivolto contro le proprie classi dominanti, ma i lavoratori del paese imperialista devono smascherare gli interessi della propria borghesia nell'agressione contro i paesi ed i lavoratori dei paesi più deboli. Ai lavoratori di quei paesi spetta una lotta sia contro la propria borghesia , e quindi contro l'imperialismo. non si può come fanno i bordighisti e altri dire settariamente che non ci riguarda.
4) che scopo del movimento rivoluzionario è abbatere con la violenza organizzata delle classi sfruttate lo Stato borghese e spezzare il suo dominio. Solo così ci sarà la possibilità del socialismo.
Forse ci sono delle imprecisioni , ma su per giu è quello che volevo dire
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dante
Utente iniziale

2 Posts

Posted - 16/04/2003 :  02:14:08  Show Profile  Visit dante's Homepage  Reply with Quote
Caro compagno, proprio coloro che tirano fuori l´alibi della passività sociale sono poi quelli che uno "straccio di organizzazione" l´hanno messa a punto. Ma può l´organizzazione, da STRUMENTO che dovrebbe essere, assurgere a FINE di ogni progetto politico? Il "partito-strategia" ridotto a puro partito-azienda-organizzazione si presenta con questa incongruenza di fondo che si maschera con alibi come quello che tu citi della "passività sociale". Ma da quando in qua le masse non sono quasi costantemente passive, dominate, asservite materialmente e ideologicamente al capitalismo? E non è proprio Lotta comunista, almeno quella della prima oserei dire gloriosa generazione, ad aver vaccinato i quadri operai combattivi di allora contro le ideologie sociologiche della "classe operaia integrata" nel sistema? Non ha forse allora sempre richiamato il monito di Lenin che la lotta di classe, a dispetto di ogni "passività", è un "fenomeno storico naturale"? Un pò come la pioggia che non la puoi fermare con le chiacchiere? Oggi questa organizzazione che si pavesava allora del mito del "partito della rivoluzione" sembra ossessionata dalla sacra e santa marcia nelle istituzioni, dove i compromessi non sono più quelli di Lenin della borsa o la vita, ma sono pane quotidiano, specie nel sindacato, e ovunque ci sia da razzolare spazi nella greppia istituzionale.
Il resto del tuo ragionamento denota passione e ansia di fare bene per la causa della emancipazione dal capitalismo. Il problema è che ogni condizione materiale muta incessantemente, e mutano le condizioni di vita, di lavoro, di comunicazione, di lotta e di organizzazione del proletariato, come mutano le condizioni della lotta tra i predoni imperialisti.
Molti militanti anche seri perdono ancora il tempo a scannarsi in astratto in diatribe che avevano un senso nelle condizioni in cui sono nate. Ancora bordighisti, troschisti, per non parlare degli epigoni dello stalinismo e del maoismo più o meno risorgente, son lì a spaccare il capello in quattro con arnesi che ormai vanno presi per quello che sono, come elementi di una grande tradizione di vittorie e sconfitte sul piano teorico e pratico, ma che non possono essere elevate a regola generale. Poche idee restano potenti e incrollabili colonne del materialismo e del marxismo, e riguardano inequivocabilmente il metodo di osservazione dei processi in corso e il metodo sempre per affrontare, e non eludere con pezze a colori, i problemi di questa epoca. Il "Che fare?" di Lenin non è valido per quello che serviva allora ma proprio come "pianta d´ogni clima" come si esprimeva Bordiga. Significa semplicemente che su ogni questione oggi e domani si pone e si porrà il quesito "che fare?", ma sarà il "che fare" di oggi e di domani, non quello del 1902. Ecco perché il partito dei "militanti di professione" , forma del partito in un´epoca veramente rivoluzionaria con i suoi inconfondibili ma anche specifici connotati, viene degradato a partito di funzionari più o meno sradicati dal ciclo produttivo e senza alcun nesso con i lavoratori, visti sempre come calderone di passività sociale.
Quando finiranno tutti di essere ossessionati dai macigni del passato potrà forse nascere una nuova generazione di rivoluzionari della nostra epoca in putrefazione, con rapidità forse anche impressionante, anche perché quel che contraddistingue l´epoca della fase suprema del capitalismo sembra proprio la velocità in ogni settore della prassi complessiva.
Porre il termine "questione nazionale" sì "questione nazionale" no è davvero allucinante: ma si studino seriamente LE CONDIZIONI STORICHE in cui nasce la questione nazionale e coloniale e si vedrà che QUELLE condizioni non ci sono proprio più. Tutte le borghesie, ruspanti o straccione, sono una catena di un´unica piramide che fa pensare piuttosto alla piramide culminante dell´era feudale in cui non c´era anima che non fosse "serva" di un´altra, dall´imperatore, servo di Dio, all´ultimo servo della gleba.
Un saluto comunista
Dante
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Labriola
Utente iniziale

8 Posts

Posted - 10/06/2003 :  18:48:50  Show Profile  Reply with Quote
Salve a tutti compagni!
Sono un giovane compagno di Genova, molto interessato al vostro sito. Finoa allo scorso Maggio ho fatto attività con Lotta comunista di GEnova.Ho iniziato a navigare nel vostro sito e mi é sembrato molto intererssante; anche se prima di iscrivermi e collaborale, vorrei avere dei chiarimenti:
1)che cosa intendete voi con anti - stalinismo classico
2)non ho capito bene che cosa voi contestiate ai trotzkjsti
3)volevo sapere se accanto a questo necessario lavoro teorico, avevate l'intenzione di organizzare qualcosa a livello pratico.
Nonostante ciò sarei molto felice di poter collaborare con voi, sopratutto in riferimento al tradimento della social -democrazia tedesca.
Aspetto una risposta.Grazie

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Admin
Forum Admin

124 Posts

Posted - 16/06/2003 :  15:45:07  Show Profile  Reply with Quote
Ciao "Labriola".

Come avrai letto sul sito, per antistalinismo classico intendiamo l'antistalinismo di sinistra che, a nostro avviso, rappresenta in tutte le sue correnti, il responsabile del fallimento della politica comunista da almeno 80 anni.
Che in un tale periodo non si sia prodotto, non dico una rivoluzione, ma neanche un partito operaio in grado di utilizzare la superiorità teorica che il marxismo offre, rende inappellabile il fallimento, la bancarotta, delle formazioni che si sono richiamate al marxismo e la cui tradizione pesa e rischia di pesare ancora per molto tempo.
Solo rompendo con tale tradizione il comunismo potrà riprendere la "rotta", il proprio percorso.
Nell'antistalismo classico o tyradizionale, noi includiamo
"comunisti di sinistra", cioè tutti le correnti d'ispirazione bordighista (Lotta Comunista inclusa anche se il suo autoinserirsi nella "sinistra comunista" è a tutti gli effetti arbitrario, storicamente come teoricamente. Certo "leninista" non è.)
Consiliaristi,Trotskysti e Luxemburghisti.
Per un verso o per l'altro ognuna di queste correnti non ha affrontato coerentemente lo stalinismo nonostante ne siano stati fieri avversari e vittime.
In primo luogo perché, a qualunque corrente si appartenga non ci si può lasciar ammazzare come se niente fosse da chicchessia. in secondo luogo perché nonostante tutto ognuna di queste correnti è caduta in una sorta di sopravalutazione "progressista" della barbabrie stalinista.
Emanciparsi dal retaggio ideologico di queste esperienze è dolorosamente necessario e, tale emancipazione, non può essere che radicale, totale.

Per quanto riguarda il lavoro da compiere è ... immenso. Non ci limitiamo ad un attività puramente teorica. La politica è soprattutto passione, interesse anche materiale, non può quindi essere "cattedratica", per questo però sarà bene affrontare questi aspetti nel concreto. La teoria comunque assorbe doverosamente molto del nostro tempo e l'argomento che tu indichi nel tuo messaggio è certamente interessante quanto impegnativo.
Ciao.



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Admin
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124 Posts

Posted - 17/06/2003 :  01:10:32  Show Profile  Reply with Quote
Ancora a Labriola.
Ti avevo già inviato una mail alcuni giorni fa ed ora un altra in aggiunta alla risposta sul forum.
I due messaggi non ti sono arrivati perché libero.it mi risponde che il nome della casella che hai dato risulta sconosciuto.
Ciao.

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Libero
Utente iniziale

1 Posts

Posted - 16/12/2003 :  16:13:52  Show Profile  Reply with Quote
Mi trovo a dover insorgere contro questo attacco indiscriminato alla Sinistra comunista per "antistalinismo" vacuo. Già, perche' mi pare che di questo la si accusi.
Ora innanzitutto credo che di sinistra comunista non si possa più parlare almeno dagli anni '50, perche' a partire dal 1952 ci sono almeno tre tendenze che - a torto o a ragione, qui non interessa - vi si sono richiamate: quella bordighista (difficilmente identificabile in un giornale oggi, visto che sono almeno 5 organizzazioni/pubblicazioni); quella della CCI, e quella di Battaglia comunista. E' poi interessante, per chi studi la storia di quel movimento dal 1927 (anno di Formazione della Frazione di Sinistra del PCd?'), osservare che già in quella Frazione si potevano intravedere distinte le tre "anime" che originaronmo poi le tre tendenze suddette.
Ora equiparare le incertezze di Bordiga sulla natura di classe dell'Urss - ad onta del suo importante lavoro sulla "Struttura economica e sociale..." - con la determinazione della definizione da parte di Battaglia e la sua capacità di esaminare le ragioni e le dinamiche della sua crisi, sia quantomeno azzardato. Va da se' che io sono un militante di BC, ma credo di aver detto cose difficilmente smentibili (se non altro siamo gli unici ad aver pubblicato un apposito libro, a parte gli articoli innumeri su Prometeo).
E - detto ad hernak - non si tratta di verità piccole. Comunque noi abbiamo smesso da tempo di polemizzare con questo e quello sul tema URSS e Capitalismo di stato. Sono successe cose tali e tante, nel frattempo, che richiedono la critica marxista e che - è vero - sono state lasciate li' da molti "sinistri" (spesso ferroviari). Breve elenco: resistenza e durata eccezionale della fase di crisi del III Ciclo di accumulazione senaa né guerra generale né rivoluzione (a ciò non è estranea, sebbene non determinante, la implosione dell'URSS); liberismo contro keynesismo; centralità della rendita nella contesa internazionale; modifiche della composizione di classe e dunque delle prospettve di lotta del proletariato. Su questo occorre attrezzarsi e non mi pare che ci sia nessuno (tantomeno Lotta comunista) che abbia almeno chiari i problemi da affrontare.
Mi rendo conto di aver buttato giù più uno sfogo che altro, ma pregherei tutti di andarci piano nel bollare l'universo mondo per i mali e i danni di Lotta c.
Saluti internazionalisti
Libero

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isidoro
Utente (1)

20 Posts

Posted - 01/02/2004 :  02:29:11  Show Profile  Reply with Quote
chi può dirsi LENINISTA?
chi può dirsi anche marxista,direi.
E poi?
E poi lo dirà la storia chi sarà veramente marxista-leninista,perchè se il leninismo è il marxismo nella fase dell'imperialismo,la rivoluzione mondiale del futuro selezionerà gli uomini,si gli uomini in carne e ossa,i quali praticheranno ciò che la rivoluzione d'ottobre ha permesso di teorizzare!
Ricordatevi della dialettica,non si coprende nulla senza di essa.


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