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com
Utente iniziale
1 Posts |
Posted - 29/08/2004 : 12:33:38
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Ciao, frequento un circolo di lotta comunista, ho trovato il vostro sito e le critiche a lotta comunista presenti nel forum molto interessanti e volevo avere alcune informazioni su rotta comunista ovvero : x la posizione che ha sulla partecipazione al voto. x il rapporto con la CUB x pagine marxiste criticano lotta comunista sostenendo che questa organizzazione ha abbandonato il centralismo dialettico asuemndo la forma di centralismo organico, mi piacerebbe conoscere il vostro parere in proposito e vorrei chiedervi se potete consigliarmi dei testi dove i temi del centralismo e della struttura che dovrebbe avere un partito rivoluzionario vengono trattati. x nella vostra critica a pagine marxiste avete scritto che sul sito c'è una vostra critica all'editoriale "genova punta avanzata della strategia rivoluzionaria", ma non sono riusito a trovarla, dove è? x la vostra posizone sul movimento no-global
Ciao e grazie anticipatamente per l'attenzione
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11 Posts |
Posted - 31/08/2004 : 12:26:57
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Ciao Com. Le domande che poni rchiederebbero più spazio di quanto non sia possibile in un forum. Provo comunque a risponderti.
x la posizione che ha sulla partecipazione al voto.
Sulla partecipazione la nostra posizione testa quella che Lenin ha difeso per tutta la vita. Per Lenin occorre partecipare al voto anche e soprattutto nei momenti controrivoluzionari. La partecipazione alle elezioni per la Duma nel 1906 sono in questo senso esemplari. In un primo momento i bolscevichi non partecipano alle elezioni ritendo il momento ancora di ascesa rivoluzionaria. Ma quando Lenin si rende conto che il movimento di ascesa era terminato da tempo non esita ad entrare in polemica, sino alla rottura, con i bolscevichi che rifiutano la partecipazione al voto. L'obiezione fatta alla posizione leninista: cosa andiamo a fare in un parlamento reazionario, è inutile è veramente, strategicamente, ridicola. Cos'andava a fare Lenin in un parlamento reazionario/precapitalistico??? Niente, lottava per non lasciare all'influenza dei trudoviki quanto rimasto della rivoluzione sconfitta. Tutto ciò esula dal panorama politico italiano. Dove chi partecipa crede di essere chissa dove e chi non partecipa lo ritiene, bordighisti e Lotta Comunista, inutile ma si guardano bene dal raffrontare l'attuale parlamento reazionario (ma quando non lo è stato?) con quello zarista. Lotta Comunista non osando attaccare Lenin ne venera il ricordo .... dichiarando una "tattica" la partecipazione al voto per non negare Lenin pur contraddicendolo con l'astensionismo. Che eleva poi a "strategico" (!) negando il bordighismo pur senza contraddirlo. Confrontate storicamente le posizioni di Lenin queste emergono da esigenze pratiche, concrete di rapporto con la classe. Le altre semplicemente astratte, invenzioni a tavolino, ricette per la storia futura di chi non è riuscito a costruire in decine d'anni nessun rapporto con la classe che potesse condizionarlo. Lotta Comunista e bordighisti, del resto, non sarebbero in grado di influenzare non dico l'1% ma neanche lo 0,1% dell'elettorato. Certo neanche noi lo siamo, ma non perché abbiamo trovato la "ricetta contro la corruzione parlamentaristica", non per evitare il confronto, ma solo perché non abbiamo la forza per conquistarci una tribuna da cui, crediamo fermamente, sarebbe possibile influenzare il proletariato meglio e più di quanto non si possa fare rinunciando alla lotta su questo fronte. Dunque non partecipiamo al voto. Parteciperemo e voteremo soltanto quando in lista si presenterà un partito comunista. Dunque per noi è solo una questione di rapporti di forza, non ci sognamo minimamente di votare per gli altri, o come suol dirsi .... più a sinistra.
x il rapporto con la CUB
Per noi la CUB è un sindacato, nonostante sia molto più debole, come quelli confederali. In questo momento un lavoro di opposizione come quello comunista, può essere più efficace nella CUB, ma non abbiamo posizioni di principio in tal senso. il lavoro sindacale è tale perché prescinde dal lavoro di partito, perché l'organizzazione sindacale o è un prodotto (anche strumentalizzato) della "coalizione operaia" o non è un sindacato. Un partito comunista, oggi, non potrebbe non porsi il problema di svolgere l'opposizione sindacale in qualsiasi organismo riesca ad influenzare la classe,
x pagine marxiste criticano lotta comunista sostenendo che questa organizzazione ha abbandonato il centralismo dialettico asuemndo la forma di centralismo organico, mi piacerebbe conoscere il vostro parere in proposito e vorrei chiedervi se potete consigliarmi dei testi dove i temi del centralismo e della struttura che dovrebbe avere un partito rivoluzionario vengono trattati.
Pagine Marxiste tende a conservare a Lotta Comunista una dignità politica che non ha. Quando mai LottaCom ha praticato il centralismo democratico????? Come farebbe ad essere passata ad uno organico???? Lotta Com non è un "organismo", dunque non ha neanche uno straccio di statuto. Lotta Com è una società privata, un "multilevel" editoriale in cui per affossare il capo occorre una sottospecie di colpo di stato o di mano. Se leggi il primo numero di Pagine Marxiste ti renderai conto che persino loro lo ammettono, inconsapevolmente, quando si richiamano alla mancata reazione dei compagni del centro alla successione al trono di Pastorino (colpevole di non seguire la "vera" linea di Cervetto!!!). I compagni di Pagine Marxiste devono ancora rendersi conto da dove sono usciti, col tempo ... chissà. Non saprei congliarti dei testi sull'argomento "centralismo". L'organizzazione di un partito è talmente legata alla pratica politica, alla vita politica cui è costretto, da rendere fuorviante ogni esperienza assunta come soluzione. Per esempio non possiamo assumere lo schema organizzativo bolscevico, cioè di un partito sotto clandestinità costante, come utilizzabile oggi. Un conto è il metodo, il rapporto militante-partito, il concetto di disciplina di partito, altro la loro concretizzazione in organismi di partito, veri, vitali. La soluzione sarà data solo dall'avvio di un concreto lavoro di partito, collettivo. D'altra parte non si può mitizzare il centralismo. Ad esempio Lenin dichiara (cito a memoria) "tutto per il centro". Lotta Comunista può anche riprendere, come ha fatto sul giornale, queste frasi ma solo decontestualizzandole. In Russia Lenin deve costruire un partito formandolo da una serie di circoli che spontanemente si sono formati in tutta la Russia. La costruzione del partito, in Russia, è quindi un processo di unificazione in cui ogni concessione alla periferia è una concessione antipartito. In Italia, oggi, non è così anzi, quindi ripetere pedestramente Lenin è letteralmente truffaldino. Su un argomento del genere dunque occorre recuperare il metodo, ancora una volta senza "ricette", senza pretendere che le questioni che si pongono siano risolte ... da Lenin. Sarebbe troppo facile e non si capirebbe perché siano ancora delle questioni almeno per la classe. Poi uno può convincersi di ciò che crede allora tutto è risolto, almeno nella sua testa.
x nella vostra critica a pagine marxiste avete scritto che sul sito c'è una vostra critica all'editoriale "genova punta avanzata della strategia rivoluzionaria", ma non sono riusito a trovarla, dove è?
L'articolo in questione, "Il ridimensionato capitalismo di stato", il primo di critica alla esperienza in Lotta Comunista, è il primo sotto il menu sulla natura sociale dell'URSS. Come vedrai la critica è ancora acerba ma la considero fondamentalmente valida.
x la vostra posizone sul movimento no-global
Il movimento no-global ha molte sfaccettature ma nell'insieme non può essere giudicato che un movimento piccolo-borghese, di resistenza allo sviluppo delle forze-produttive. Dunque reazionario ma anche illusorio, utopisticamente reazionario. La Borghesia finanziaria, frazione dominante, non è meno reazionaria essendo tutt'altro che utopica e socialmente più forte. In astratto, a chiacchere, i no-global sono più reazionari della borghesia, in concreto lo sono meno, la qualità capovolge il rapporto astrattamente quantitativo. Ciò che è certo è che per le illusioni che seminano e per il riformismo congenito, essi sono un pericolo per i comunisti. A fronte di una critica senza mezzi termini, anzi proprio grazie a questa, i comunisti dovrebbero, avere la forza di influenzare, anziché subire, questi strati, teoricamente senza capo ne coda, per diffondervi la teoria comunista.
Ho cercato di essere sintetico e anche chiaro, ma è forse impossibile in questa sede essere esauriente. Ciao.
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IVAN
Utente (2)
 
41 Posts |
Posted - 06/09/2004 : 02:27:48
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E' molto che non intervengo,ma non per colpa mia. Vorrei dare la mia opinione sull'"astensionismo strategico"di LOTTA COMUNISTA. Ho tra le mani il volume n°9 delle opere complete di Lenin;esso tratta il periodo tra il giugno ed il novembre del 1905. A pagina 40,al paragrafo 6,è scritto: "I marxisti sono assolutamente convinti del CARATTERE BORGHESE della rivoluzione russa.Che vuol dire ciò?Vuol dire che le trasformazioni nel campo sociale ed economico,diventate per la Russia una neccessità,non soltanto non significheranno di per sè il crollo del capitalismo,il crollo del dominio della borghesia,ma,al contrario,sbarazzeranno effettivamente per la prima volta il terreno per lo sviluppo largo e rapido,europeo e non asiatico,del capitalismo,renderanno per la prima volta possibile il dominio della borghesia come classe." In tutto il volume si insiste su tale tesi.Lenin sostiene il perchè ed il come,la classe proletaria debba partecipare alla rivoluzione borghese,che viene descritta come contraddittoria,paurosa di una vera e compiuta democrazia,che non può che favorire il proletariato. Si trattava di rovesciare lo zarismo,con tutti i mezzi,tagliare la testa alla monarchia,arrivare alla republica di tipo francese:libertà,ugualianza,fraternità.I partiti democratici più rivoluzionari si sarebbero appoggiati alla sterminata classe dei contadini,poveri o agiati,ma senz'altro non socialisti.Tutte le libertà politiche sarebbero state conquistate,spianando la strada allo sviluppo della lotta di classe che più sarebbe stata rivoluzionaria:lotta tra grande borghesia e proletariato industriale. Lenin insiste fino alla nausea su questo concetto:sviluppo del capitalismo uguale sviluppo del proletariato.Con il suffragio universale,in condizioni però rivoluzionarie,la partecipazione al parlamento sarebbe stato un compito obbligato. Ora veniamo alla posizione di LOTTA COMUNISTA. Tutto deve partire dal concreto. Oggi siamo in una situazione di tipo rivoluzionario,nel senso di un conflitto decisivo nella lotta di classe? No,direi proprio il contrario;stasi con punte molto intense di attrito,ma niente crisi del capitalismo mondiale che inneschi la rivoluzione. Questo sarebbe per sè,sufficiente per astenersi dal partecipare a qualsiasi tipo di elezioni:NESSUNA SITUAZIONE RIVOLUZIONARIA,NESSUNA PARTECIPAZIONE AD ASSEMBLEE,una tesi,ripeto,sostenuta da Lenin e da Trotskij,sempre.Lenin,inoltre,insiste nel ritenere la democrazia,il miglior involucro politico per il capitalismo maturo,nella sua fase imperialista:la borghesia non ha certo bisogno dei proletari per difendere il democraticismo. A questo,si può aggiungere,che in questa fase storica,qualsiasi appello alle masse in senso rivoluzionario,non sarebbe non solo capito,ma neanche accettato:questo spiega la ipotizzata quota del 0,1% di suffragi,e credo che neanche quel genio di Lenin farebbe meglio.Insomma,se non c'è situazione rivoluzionaria,non ci sono masse potenzialmente rivoluzionarie. Il caso storico tutto nostrano dovrebbe istruirci:la presa del potere del fascismo,come reazione ad una situazione rivoluzionaria,favorito dal boicotaggio del parlamento di tutti i partiti antifascisti.Lenin avrebbe sfruttato al massimo il delitto Matteotti,ed il movimento di massa che si era scatenato da questo. LOTTA COMUNISTA è coerente con la strategia che deve avere un partito che si dice marxista,e lo fà.Consiglio a tutti la lettura delle opere di lenin,perchè ne avrà immenso beneficio.
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Admin
Forum Admin
   
124 Posts |
Posted - 06/09/2004 : 13:16:32
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Ciao Ivan. Sono d'accordo. Bisogna leggere le Opere di Lenin. Ma intanto non deve sfuggire il contesto di ciò che si legge. Che Lenin giustifichi, illustri e spieghi la partecipazione al parlamentarismo zarista con la realtà russa mi pare ovvio. Dal fatto che la rivoluzione attesa allora, fosse una rivoluzione borghese non ne deriva affatto che la artecipazione al parlamentarismo ne fosse una conseguenza giusta. Lenin non era allora senza Internazionale ma mai giustifica verso di questa, il parlamentarsmo dei bolscevichi con le necessità borghesi russe contrapposte al necessario non-parlamentarismo degli europei. Se vuoi difendere l'astensionismo strategico devi citare Lenin che accetta il non parlamentarismo nei paesi in cui la (prospettiva) rivoluzione attesa è comunista. Che illustri una medesima concezione parlamentare con la realtà russa ... beh, mi stai solo dicendo che Lenin era in Russia e non in Germania o in Francia. Non a caso nella Terza Internazionale darà battaglia proprio contro il non parlamentarismo dei tedeschi, olandesi, italiani, ecc. ecc. Dunque se ad una concezione leninista (la tribuna parlamentare) indifferentemente difesa per la russia pre-borghese come per i paesi borghesi, non è lecito far corrispondere una sola realtà ("concreta" è tipico degli idealismo il quale ammette anche una realtà ideale). Dunque leggere ma non restare alla parole. Studiare il CONTESTO. Tu finisci per legare una posizione tradizionale del movimento comunista, da Marx in poi, ad una esperienza specifica. Lenin non ha inventato il parlamentarismo comunista, lo ha sempliemente, ripetutamente, per tutta la sua vita politica, sostenuto, difeso. Non io ma Lenin smentisce l'idea che te ne sei fatto quando, 1905-06, NON partecipa al parlamentarismo valutando il momento ancora rivoluzionario, lottando per parteciparvi poi, quando non lo ritiene più tale. E' esattamente il contrario di quanto pensi. Non nel momento rivoluzionario, in un paese capitalistico, si deve lottare per conquistarsi una tribuna (rivoluzionaria) parlamentare ma proprio nel momento controrivoluzionario. L'0,1% non c'entra niente con la situazione "concreta". In Francia Lutte Ovriere ottiene l'8, il 5% di voti. Se poi riesca anche ad utilizzare come si deve la tribuna parlamentare è altra questione, ma è un fatto che l'ottenga senza mimetizzarsi e senza rinunciare alla sua immagine trotzkista, senza fare "appelli" come li chiami tu. E' noto che occorre leggere Lenin per capire che non considera affatto la "Tribuna" per appoggiare il democraticismo, neanche in Russia, ma che la considera uno strumento valido proprio per non lasciar influenzare dai "trudovki" (l'unica specie di borghesi di un qualche peso parlamentare allora in circolazione)il movimento operaio. Dunque esattamente all'opposto di quanto ne ricavi tu imbastendo una spiegazione delle posizioni di Lenin, per cui Lenin difenderebbe il "democraticismo" prevedendo una rivoluzione borghese. Noi non ripetiamo ne vogliamo ripetere l'esperienza di lenin in Russia, ovviamente. Combattendo l'astensionismo restiamo sul terreno di Marx e del comunismo. E' l'astensionismo che deve essere spiegato non il contrario. No, non si può spiegare tutto con il momento controrivoluzionario. Ma che non ce ne sono mai stati altri???? Engels, nel trentennio pacifico che ha fecondato il tradimento della socialdemocrazia tedesca, ha mai proposto l'antidoto astensionista???? Sostieni: NESSUNA SITUAZIONE RIVOLUZIONARIA, NESSUNA PARTCIPAZIONE AD ASSEMBLEE. Beh, credo tu intenda assemblle parlamentari, ovviamente. Dove mai sosterrebbero queste tesi Lenin e Trotzky???? Quando ricordi che per Lenin la "democrazia" è il miglior involucro dell'imperialismo, ricordi anche che Lenin, non a parole ma con la terza internazionale, difendeva il lavoro dalla "tribuna" anche per la fase imperialistica. Ma non c'è niente di male nel non condividere, su questo punto, le posizioni, tutto il lavoro di Lenin. Basta spiegare perché non lo si condivide, perché si è INNOVATORI rispetto a Lenin, perché Lenin non potesse, allora, comprendere che l'astensionismo sarebbe, in corrispondenza ad una situazione "inedita", mai vista prima, diventato "strategico" . In breve basta non spacciarsi per "leninisti". Ciao.
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IVAN
Utente (2)
 
41 Posts |
Posted - 06/09/2004 : 16:27:06
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DISCORSO DI TROTSKY SULLA QUESTIONE PARLAMENTARE AL II CONGRESSO DELL'IC Compagni! Anzitutto vi prego di scusare la mia lingua, che non sarà il tedesco, ma un suo surrogato. Abbiamo diviso il lavoro nel modo seguente: io riferirò sulla questione di principio e sulla soluzione che ne deriva, il compagno Wolfstein riferirà sul lavoro della nostra commissione, e infine ci sarà il contro-rapporto del compagno Bordiga, rappresentante del punto di vista secondo cui, in questa epoca di distruzione del sistema capitalistico mondiale, non dovremmo partecipare a nessun parlamento. E veniamo al punto. Nel porre un problema qualsiasi, dobbiamo sempre partire dalla valutazione dell'epoca concreta. E qui ci imbattiamo in una differenza di principio fra l'epoca precedente, di sviluppo pacifico, e l'epoca attuale, l'epoca del crollo del sistema capitalistico, l'epoca delle guerre di classe, delle guerre civili e della dittatura proletaria. L'epoca "pacifica" (che del resto non era poi così pacifica, se si pensa alle guerre coloniali) può essere caratterizzata come l'epoca di una certa comunanza d'interessi fra proletariato e borghesia. Questa comunanza, soprattutto nel proletariato dei paesi capitalistici altamente sviluppati, poggiava sul fatto che questi ultimi conducevano una politica imperialistica grazie alla quale le classi dominanti realizzavano extraprofitti e con essi potevano pagare ai rispettivi proletariati salari più alti. In linea di principio, è un errore credere, come sosteneva Kautsky, che la politica imperialistica non abbia recato alcun vantaggio alla classe operaia. Infatti, dal punto di vista degli interessi contingenti della classe lavoratrice, si potrebbe sostenere che la politica imperialistica fu di una certa utilità, espressa nei più alti salari che si poterono distribuire agli operai attingendo agli extraprofitti dei capitalisti. Se dunque possiamo considerare quest'epoca come l'epoca di una certa comunanza d'interessi tra proletariato e borghesia, la sua seconda caratteristica fu d'essere anche l'epoca dell'integrazione delle organizzazioni operaie nell'apparato statale borghese. Questo fenomeno si rivelò in modo particolarmente smaccato nell'epoca del capitalismo di Stato, quando, di fatto, quasi tutte le organizzazioni operaie - e organizzazioni di massa relativamente grandi - apparvero come parti componenti del sistema capitalistico e del suo apparato di governo. Se, infatti, consideriamo l'atteggiamento dei grandi partiti politici della classe operaia, della socialdemocrazia gialla e dei sindacati, durante la guerra, possiamo constatare che tutte queste organizzazioni di massa diventarono allora parti costitutive del sistema e dell'apparato statale capitalistico, istituzioni nazionali borghesi. Il punto di partenza di questa evoluzione si trova già nell'anteguerra, ed è lecito affermare che, allo stesso modo, le rappresentanze parlamentari dei partiti operai, i loro gruppi parlamentari, si integrarono allora nel parlamento borghese: invece d'essere diretti contro l'insieme del sistema capitalistico in genere, e contro il parlamento borghese in specie, divennero parti integranti dell'apparato parlamentare. Tale fu l'epoca pacifica del capitalismo, e tali sono i fatti che osserviamo anche all'inizio della guerra.Poi venne la nuova epoca, l'epoca della decadenza capitalistica e delle guerre civili. In essa, la classe operaia abbandonò, in quanto classe, la precedente ideologia a sfondo imperialistico. Questa ideologia, culminata nella parola d'ordine della "difesa nazionale", crollò trascinando con sé tutte le sue manifestazioni secondarie. Da parti integranti del sistema capitalistico, le organizzazioni operaie si trasformarono a poco a poco in strumenti della lotta di classe; cioè da strumenti al servizio del sistema capitalistico divennero strumenti della sua distruzione. Parallelamente si verificò la conversione dei gruppi parlamentari da parti integranti - quali erano - dell'intero apparato parlamentare in strumenti della sua distruzione. E così nacque il nuovo parlamentarismo, di cui i comunisti sono, e hanno il dovere di essere, sostenitori. Compagni, io non commenterò tutti i paragrafi delle nostre tesi, che sono molto estesi: sceglierò solo qualche punto essenziale su cui soffermarmi. Potremo così risolvere un certo numero di questioni spinose.Avendo avanti agli occhi due epoche di carattere così diverso, possiamo già dire a priori che il processo di transizione da un'epoca all'altra, dal vecchio al nuovo parlamentarismo, va considerato come un processo che, in ogni determinata fase, porta con sé residui delle concezioni precedentemente circolanti nelle file della classe operaia: quanto più il processo si sviluppa, tanto più queste sopravvivenze svaniranno, ma è un fatto che oggi possiamo ancora chiaramente distinguerle in molti partiti, perfino in partiti che hanno dato la loro adesione all'Internazionale Comunista: è un fatto che l'opportunismo e i partiti oscillanti esistono ancora nel movimento operaio, che l'ideologia della collaborazione con la borghesia sussiste ancora in parte, e questo fatto si rispecchia nella persistenza del vecchio parlamentarismo. Consideriamo anzitutto il quadro d'insieme dell'attività parlamentare della classe operaia. Prendiamo la composizione dei diversi gruppi parlamentari e avremo un'immagine delle più singolari. Ad esempio, il Partito Socialdemocratico Indipendente Tedesco. Questo conta ora 82 deputati. Ma, se analizzassimo la composizione del gruppo parlamentare di questo partito, già di per sé piuttosto moderato e opportunista, otterremmo suppergiù le seguenti cifre: di questi 82 deputati, una ventina appartiene direttamente alla destra, una quarantina al centro e una ventina alla sinistra. La percentuale della destra e del centro, ripeto, nel quadro del Partito Socialdemocratico Indipendente, è dunque piuttosto elevata. Prendiamo ora il Partito Socialista Italiano e il suo gruppo parlamentare. Questo partito aderisce alla III Internazionale, ed è anzi uno dei nostri migliori partiti. Ma, se dividiamo i membri del suo gruppo parlamentare in tre parti, cioè il gruppo Turati-Lazzari, il gruppo Serrati e i cosiddetti Bombacciani, otteniamo le seguenti cifre: il 30 per cento dell'intero gruppo appartiene alla tendenza Turati, il 55 per cento al centro, e il 15 per cento alla sinistra. Il compagno Serrati mi ha dato qualche altra cifra. Secondo lui, i riformisti contano 41 mandati. Si tratta di un dato ufficiale fornito dal compagno Serrati: e, per un partito che si vuole comunista, indica una percentuale altissima. Se passiamo al Partito Socialista Francese, abbiamo 68 parlamentari, di cui 40 riformisti dichiarati in un partito già opportunista e 26 del centro (non nel senso nostro del termine, ma nel senso del centro del Partito Socialista Francese, un centro al quadrato): quanto ai comunisti, il loro numero non supera forse i 2. Nel Partito Socialista Norvegese, che è un partito relativamente buono, il gruppo parlamentare è di 19 membri, di cui 11 destri, 6 centristi e 2 comunisti. Del gruppo parlamentare svedese, una parte abbastanza elevata è composta di elementi che non si possono considerare affatto comunisti. A conti fatti, un quadro piuttosto malinconico! La composizione dei gruppi parlamentari è al di sotto di ogni critica. E, se cerchiamo la causa di questo stato di cose, la riconosciamo nel fatto che questi partiti non sono abbastanza chiaramente comunisti e che nel loro ambito si trova un numero notevole di opportunisti. Perciò essi tollerano simili elementi nei gruppi parlamentari. Passo ora dalla composizione dei partiti all'analisi della loro politica parlamentare, e qui si può a buon diritto affermare che questa politica è lontana dal parlamentarismo rivoluzionario quanto il cielo dalla terra. Prendo di nuovo ad esempio il Partito Socialdemocratico Indipendente. Durante la guerra, quando si doveva fare appello ai popoli per porre fine al massacro, esso si rivolgeva al governo. Ricordo una conversazione avuta a Berlino con Haase. Volendo dimostrarci che faceva del parlamentarismo rivoluzionario, egli ci portò, come la prova migliore, i suoi discorsi, in cui sosteneva che il governo tedesco aveva commesso un abuso inviando truppe in Finlandia, perché queste vi si potevano impiegare a scopi riprovevoli. Dunque, finché le si mandava sul fronte francese, nulla da ridire; l'abuso esisteva solo in direzione della Finlandia. È questa una prova di parlamentarismo non rivoluzionario, ma opportunistico. Prendiamo tutto quanto s'è scritto e detto nel parlamento tedesco in tema di socializzazione. Roba da ridere: non il minimo afflato rivoluzionario. E, per quanto mi risulta, il compagno Däumig, parlando ancora nel 1920 di piani di socializzazione, non si è discostato per nulla da questa impostazione opportunistica. O, per esempio, il discorso sulla Costituzione di Oskar Cohn, rappresentante degli Indipendenti. Esso è abbastanza lungo, ma non vi si trova assolutamente traccia di una concezione rivoluzionaria. Ci sentiamo dire che la Costituzione è ammalata: su Noske, non una parola. È il metodo di Kautsky, che, se discute il problema della democrazia borghese, tira in ballo scimmie e selvaggi. Eppure, era una buona occasione per sviluppare in senso rivoluzionario il nostro punto di vista di principio! O ancora la storia della commissione d'inchiesta sui responsabili della guerra. Una vera e propria commedia recitata in base al materiale fornito dal Ministero degli Esteri! Ma è così che gli Indipendenti pretendono di approfondire parlamentaristicamente la questione delle responsabilità del conflitto. Neppure una traccia, anche qui, di attività rivoluzionaria.Prendiamo la mozione del compagno Oskar Cohn sull'abrogazione della legge sul fermo precauzionale dei politici. Vi si trova di tutto, fuorché il punto di vista del rivoluzionario comunista. E che dire di quanto abbiamo sentito in questa stessa sede dai delegati del Partito Indipendente? Quando si sono scusati di non averci risposto in tempo, il compagno Dittmann, se non sbaglio, o un altro, ha detto: "Eravamo in periodo elettorale e, data l'importanza della cosa - [un'elezione!] - non abbiamo potuto redigere subito una lettera di risposta". Ecco un esempio clamoroso, che uccide chi lo dà. Se avete da un lato le elezioni e dall'altro la causa di tutta l'Internazionale, è chiaro per ogni rivoluzionario che egli deve condurre la campagna elettorale sotto le parole d'ordine dell'Internazionale. Mettere a contrasto Internazionale ed elezioni è tutto quel che si vuole, fuorché una posizione conciliabile con il desiderio di appartenere all'Internazionale Comunista. Noi possiamo seguire tutta l'attività parlamentare dei compagni indipendenti e non trovarvi mai l'ombra di un'azione chiara, cosciente del fine da raggiungere, ispirata ai nostri principii. Se prendiamo il Partito Socialista Francese o anche altri partiti, il quadro non è meno triste. Non intendo dilungarmi su di essi, perché un esempio basta a ricostruire l'intera situazione. In tutti questi casi, sia nella composizione che nella tattica del gruppo parlamentare si notano quelle sopravvivenze del vecchio parlamentarismo che noi dobbiamo letteralmente sradicare, perché, fin quando questa pratica, questi metodi, questa composizione dei gruppi parlamentari sussisteranno, non potremo svolgere nessuna attività rivoluzionaria. È assolutamente escluso che una lotta rivoluzionaria possa iniziarsi con un simile ciarpame.Vengo ora all'altra questione, la questione dell'antiparlamentarismo per principio. Questo antiparlamentarismo è il figlio legittimo dell'opportunismo sopra descritto e dell'attività parlamentare vecchio stile con tutti i suoi malanni. Questo antiparlamentarismo per principio ci è infinitamente più simpatico del parlamentarismo opportunista. Fra i fautori dell'antiparlamentarismo, si possono, credo, distinguere due gruppi principali. Uno che nega assolutamente per principio ogni partecipazione all'attività parlamentare e l'altro che è contro il parlamentarismo per una valutazione specifica delle possibilità che l'azione parlamentare offre. Gli IWW rappresentano oggi la prima tendenza, e il compagno Bordiga, che parlerà dopo di me, la seconda. Quanto all'antiparlamentarismo per principio, si può dire del primo gruppo che questa dottrina o questa tattica, se la si esamina teoricamente, si basa su una completa confusione dei concetti fondamentali della vita politica. Gli IWW, per esempio, non hanno un'idea affatto chiara di che cosa sia propriamente la lotta politica. S'immaginano che uno sciopero generale a carattere economico, diretto di fatto contro lo Stato borghese, ma guidato dai sindacati anziché dal partito politico, non sia una lotta politica. Dunque non capiscono assolutamente che cosa si intende per lotta politica. Confondono la lotta politica con l'attività parlamentare. Credono che per lotta politica si debba intendere unicamente l'attività parlamentare o l'attività dei partiti parlamentari. Non approfondirò questa questione, poiché essa è chiaramente sviluppata nelle nostre tesi, e i compagni non hanno che da prenderne conoscenza. È chiarissimo che l'atteggiamento negativo nei confronti del parlamentarismo si basa su diversi errori di principio, soprattutto su un concetto errato di ciò che è in realtà la lotta politica. Considerato dal punto di vista storico, il parlamentarismo americano mostra tanta bassezza e corruzione che molti elementi onesti passano nel campo dell'antiparlamentarismo per principio. L'operaio non pensa in modo astratto: egli è un empirico che va per le spicce e, se non gli si può dimostrare empiricamente che il parlamentarismo rivoluzionario è possibile, egli semplicemente lo rifiuterà. Questi elementi che hanno visto solo i lati negativi e le bassezze del parlamentarismo, passano in gran parte nel campo dell'antiparlamentarismo per principio. Vengo ora al secondo gruppo, qui rappresentato dal compagno Bordiga. Egli sostiene che non si deve confondere la sua posizione con l'antiparlamentarismo di principio, e io devo dire che il suo punto di vista, considerato formalmente, parte da premesse tutte e soltanto teoriche. Il compagno Bordiga afferma che proprio perché l'epoca attuale è un'epoca di lotte di massa del proletariato, un'epoca di guerre civili, ci si deve astenere, solo per questo specifico punto di vista storico, dall'andare in parlamento. Tale la sua opinione. Ma io credo possibile dimostrare che fra la tattica del compagno Bordiga e quella degli antiparlamentaristi per principio esiste un ponte. Il compagno Bordiga ha preparato un corpo di tesi, ed ecco che vi leggiamo:"È necessario spezzare la menzogna borghese secondo cui ogni scontro fra partiti avversi, ogni lotta per il potere, debba svolgersi nel quadro del meccanismo democratico, attraverso campagne elettorali e dibattiti parlamentari, e non vi si riuscirà senza romperla col metodo tradizionale di chiamare gli operai alle elezioni, alle quali i proletari sono ammessi fianco a fianco coi membri della classe borghese, e senza smetterla con lo spettacolo di delegati del proletariato che agiscono sullo stesso terreno parlamentare di quelli dei suoi sfruttatori". Qui il compagno Bordiga sembra sostenere che un delegato della classe operaia per il solo fatto di trovarsi in una camera fisicamente accanto ad un borghese collabori con la borghesia. È un'idea ingenua, degna degli IWW. Alla fine del paragrafo 9 delle sue tesi leggiamo:"Perciò i partiti comunisti non otterranno mai un largo successo nella propaganda del metodo rivoluzionario, se non poggeranno il loro lavoro diretto per la dittatura del proletariato e per i consigli operai sull'abbandono di ogni contatto con l'ingranaggio della democrazia borghese".Prima un contatto fisico in una camera era già un peccato, e tutto andava a catafascio. Ma qui l'errore è ancor più grave, perché non sempre si hanno a disposizione dei Soviet. Il compagno Bordiga riconosce con noi che non si può procedere all'organizzazione immediata di Soviet operai in tutti i paesi. I Soviet sono organi di combattimento delproletariato: se le condizioni che rendono possibile questo combattimento mancano, non ha alcun senso creare dei Soviet, perché essi si trasformerebbero in appendici filantropico-culturali di altre istituzioni puramente riformistiche, e v'è il serio pericolo che i Consigli operai si organizzino secondo il modello francese, in cui un paio di individui si riuniscono in associazioni pacifiste e umanitarie, prive di qualunque valore rivoluzionario. I Soviet per ora non esistono; ciò che esiste è il parlamento borghese. Le nostre tesi dicono che noi dobbiamo avere in esso i nostri agenti e informatori rivoluzionari. Che essi lavorino fianco a fianco con borghesi è un'obiezione del tutto negativa e illogica, anche se ben comprensibile dal punto di vista sentimentale. Sotto il profilo della logica e della convenienza rivoluzionaria, il punto essenziale è che noi comunisti affermiamo: V'è una possibilità di andare al parlamento per cercare di distruggerlo dall'interno. Un tempo, i gruppi parlamentari, integratisi nel parlamento, erano divenuti parti costitutive del sistema in quanto tale. Ora noi vogliamo svolgere la nostra attività in modo da contrapporre sempre più l'uno all'altro il sistema parlamentare e i nostri gruppi. Inutile dire che è per noi pregiudiziale che l'attività parlamentare sia coordinata con i movimenti delle masse operaie.Ma riprendiamo le tesi del compagno Bordiga. Anzitutto una piccola osservazione. Io sostengo che alcuni compagni abbracciano una forma di antiparlamentarismo per principio perché temono di agire come parlamentari rivoluzionari; perché questo terreno presenta secondo loro troppi pericoli, ed essi cercano di eludere un compito riconosciuto estremamente difficile. Non dico questo del compagno Bordiga, ma nella sua frazione ci sono elementi del genere.È l'impressione che scaturisce dal paragrafo 12 delle sue tesi, dove si scrive: "La natura stessa dei dibattiti che hanno per teatro il parlamento e gli altri organi democratici esclude ogni possibilità di passare dalla critica della politica dei partiti avversi ad una propaganda contro il principio stesso del parlamentarismo, ad un'azione che oltrepassi i limiti del regolamento parlamentare". Il compagno Bordiga sostiene l'impossibilità tecnica e materiale di utilizzare il parlamento; ma bisognerebbe dimostrarla. Che nella Duma zarista noi ci trovassimo in condizioni migliori che i nostri compagni, oggi, alla Camera italiana, nessuno ha osato dirlo. Perché negare a priori che una azione rivoluzionaria in parlamento sia possibile? Provate, prima di negarlo; provocate degli scandali, fatevi arrestare, organizzate un processo politico in grande stile. Voi non avete fatto nulla di tutto ciò. Bisogna sviluppare sempre più questa tattica, e io sostengo che è possibile. Dei compagni francesi, come Lefebvre, dichiarano che nella Camera francese non si potrebbe mai pronunciare una frase rude contro Clémenceau. Ma nessuno ci si è provato. E per me, questa è paura bell'e buona. Si dice: è rischioso; nel campo della propaganda noi possiamo svolgere un lavoro puramente legale. Qui è il fondo della questione: siccome il terreno è pericoloso, non si vuole arrischiarcisi. Nel paragrafo 10 delle sue tesi il compagno Bordiga adduce il seguente argomento contro le elezioni:"La grandissima importanza che si attribuisce in pratica alla campagna elettorale e ai suoi risultati, il fatto che per un periodo abbastanza lungo il partito consacri ad essa tutte le sue forze e le sue risorse in uomini, in stampa e in mezzi economici, concorre da un lato, malgrado ogni discorso da comizio e ogni dichiarazione teorica, a rafforzare l'impressione che si tratti della vera azione centrale per gli scopi del comunismo, dall'altro conduce all'abbandono quasi completo del lavoro di organizzazione e di preparazione rivoluzionaria, dando all'organizzazione del partito un carattere tecnico affatto contrastante con le esigenze del lavoro rivoluzionario tanto legale, quanto illegale ". Può darsi che in Italia sia così, ma voi dovete dimostrarci perché sia necessariamente logico. Se condividete l'opinione di Dittmann, e dite: La lotta elettorale è in contrasto con la causa dell'Internazionale, allora avete ragione. Ma il nostro punto di vista è che l'intera campagna elettorale dev'essere sviluppata secondo criteri rivoluzionari, e allora quel contrasto sparisce. Non v'è nulla di logicamente contraddittorio nel fatto che noi diciamo: Dobbiamo condurre l'intera lotta elettorale sotto parole d'ordine rigorosamente rivoluzionarie, per raggiungere gli ambienti in cui l'interesse politico non si è ancora svegliato, per raggruppare lavoratori in organizzazioni di massa e collegare l'uno all'altro i diversi aspetti della nostra attività. Questo, dite voi, significa uccidere ogni lavoro rivoluzionario. Se il compagno Bordiga ha potuto usare un simile linguaggio, è perché ha visto ben poco di una vera campagna elettorale rivoluzionaria, così come i compagni degli IWW non hanno mai conosciuto un parlamentarismo rivoluzionario. Perciò il compagno Bordiga fa simili affermazioni, che tuttavia avrebbe, almeno, il dovere di giustificare razionalmente. Comunque, secondo me, gli esempi empirici che suffragano la tesi del parlamentarismo rivoluzionario non mancano. Non li ripeto: i nomi sono noti; è l'attività di Liebknecht, di Hoeglund, dei compagni bulgari, di noi bolscevichi. Noi in Russia abbiamo avuto un parlamentarismo rivoluzionario nelle più diverse condizioni storiche: alla seconda Duma, nel Preparlamento di Kerenski, nella Costituente. Noi non abbiamo mai temuto di lavorare fianco a fianco coi borghesi, coi socialrivoluzionari o perfino coi cadetti, perché avevamo una decisa tattica rivoluzionaria, una chiara e netta linea politica. La questione cardinale è lì: è la questione del partito. Se avete un partito veramente comunista, non temerete mai di mandare uno dei vostri uomini nel parlamento borghese, perché egli agirà come un rivoluzionario ha il dovere di agire. Ma, se il vostro partito è un miscuglio in cui il 40 % è composto di opportunisti, è certo che questi elementi si intrufoleranno nei gruppi parlamentari, dove si trovano più a loro agio (non a caso sono quasi tutti dei parlamentari), e voi non potrete assolvere i vostri compiti di comunisti rivoluzionari in parlamento. Ripeto: se i partiti affiliati all'IC sono dei veri partiti comunisti, che non ospitano nelle loro file dei riformisti e degli opportunisti; se questa selezione è già avvenuta; avremo la garanzia che il vecchio parlamentarismo ha cessato di esistere, cedendo il posto a un vero parlamentarismo rivoluzionario come metodo sicuro di abbattimento della borghesia, dell'intero apparato statale borghese, e del sistema capitalistico."Questo è quello che disse,poco dopo la rivoluzione proletaria in Russia:uso rivoluzionario del parlamento in epoca rivoluzionaria. Marx a Sorge il 4 Agosto del 1874:"Per quanto riguarda gli operai delle città di qui(Inghilterra),non ci resta che da dolerci che tutta la banda dei capi non sia capitata in parlamento.QUESTA SAREBBE LA GIUSTA VIA PER LIBERARSI DI TALE CANAGLIA."Il parlamento come discarica di opportunisti e riformisti.Lo ripeto: NESSUNA SITUAZIONE RIVOLUZIONARIA, NESSUNA PARTECIPAZIONE AD ASSEMBLEE. Andare in parlamento,oggi,non farebbe fare un passo al movimento operaio,ai salariati.Il clima è controrivoluzionario,e l'atteggiamento delle masse attive,cioè quelli che scendono in piazza,è totalmente in preda all'ideologia dell'Europa potenza benigna e dei popoli.Io ho letto Marx,Engels,Lenin,Trostkij,Luxmburg,ed è questa la loro tesi di fondo,non una mia "innovazione".Entrare oggi in parlamento,sarebbe come scioperare quando un azienda è in crisi,urlare nel deserto.
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Admin
Forum Admin
   
124 Posts |
Posted - 13/09/2004 : 09:51:39
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Ciao Ivan. Bene, bene. Sono lieto di non sentir più storie di calunnie anche se voglio ancora una volta, spero l'ultima (eventualmente possiamo passare ai nomi con tanto di esempi), ribadire che quando una organizzazione straparla dei suoi ex militanti, come di gente che abbandona il partito perché "si è fatto la donna", perché "non ha voglia di diffondere", perché "ha problemi di famiglia", oppure quando degli avversari/concorrenti sostiene che questo "è stupido", l'altro "è un cretino", e ... alla via così, un tale soggetto piuttosto che CALUNNIATO E' CALUNNIATORE. Comunque, torniamo alla questione che poni. La posizione di Trotzky sul parlamentarismo è esattamente la nostra. Ripeto ESATTAMENTE LA NOSTRA. Sei tu l'astensionista, sei tu che non la condividi, aggrappandoti alla descrizione che Trotzky, senza mai richiamarsi alle proprie convinzioni, fa dell'epoca passata, "controrivoluzionaria" e pacifica. Trotzky non si complimenta affatto col parlamentar-riformismo dell'epoca "pacifica", lo ATTACCA MA NON IN QUANTO TALE, NON IN QUANTO PARLAMENTARISMO. Lo attacca in quanto riformista, assumendo tale caratteristica come un dato di fatto su cui neanche discutere nel consesso internazionale. NELLA TUA CITAZIONE TROTZKY NON AFFERMA MAI DI ESSERE CONTRO IL PARLAMENTARISMO RIVOLUZIONARIO IN'EPOCA "PACIFICA". Del resto Marx, ed Engels soprattutto, hanno ben vissuto parte di quel periodo. Cita loro PIUTTOSTO ma senza ridicole interpretazioni stile quella ripresa dalla lettera a Sorge del 1874, il cui senso è che se i citati sindacal-opportunisti fossero in parlamento si smaschererebbero da soli, ovvero Marx potrebbe attaccarli chiaramente, direttamente. Cosa c'entra la discarica??? Non esistono discariche. Il parlamento sarebbe troppo utile se lo fosse, ma non è così. Inoltre non riesci a distinguere "epoca" da "momento". Un conto è una epoca altro un momento, anche solo in termini di tempo. Oggi siamo in un'epoca che va verso la rivoluzione o che se allontana? A cosa serve una diagnosi se non per intervenire??. Non si era ancora mai vista una diagnosi di alcuna "malattia" il cui scopo sia soltanto quello di "farsene una ragione", quello di spiegare perché e percome "non si può fare questo", "non può fare quello". L'esperienza russa è importante perché addensa nel corso di una generazione problemi, che in altri paesi avevano richiesto non meno di 70 anni. Anzi noi sosteniamo che quei problemi siano ancora da comprendere a pieno (vedi sul sito il nostro lavoro sulla natura sociale dell'URSS). Ma la questione "parlamentarismo" è facilmente risolvibile ricorrendo a Cervetto. E' Cervetto ha condividere la posizione di Lenin, arrivando a conclusioni opposte rilevando un odierno, particolare rapporto tra lavoro legale e lavoro illegale, che giustificherebbe tale conclusione. Tutto ciò apertamente e dichiaratamente. Noi non siamo d'accordo. Non condividiamo come necessità quella di concedere un tradizionale terreno, oggetto di tattica come quello parlamentare, prima ancora che si sia combattuta alcuna battaglia per esso. Che poi non si possa, non si debba, scioperare in un industria in crisi vorrei tanto sapere da dove te la sei inventata. Idem per il resto, perché non si possa, non si debba, parlare nel deserto vorrei altrettanto sapere da dove te la sei inventata. I comunisti sono o non sono anche illuministi, giacobini??? La diagnosi. lo studio dell'evoluzione sociale non servono forse a comprendere se il deserto rimarrà o no tale!!!??? Beh! Noi ci proviamo ad essere comunisti. Voi non so', non mi pare proprio. L'unica cosa certa è che vi piace tanto dire di esserlo. Ciao.
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IVAN
Utente (2)
 
41 Posts |
Posted - 22/09/2004 : 02:26:33
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Ciao Adim. Senz'altro Marx e Engels,se si fossero cadidati alla Camera,avrebbero raccolto molti voti,e quindi un seggio in parlamento.Marx non era cittadino inglese,ma Engels credo di si:allora perchè non si candidarono mai? E in Germania al Raichstag?Il suffragio universale in Germania fu introdotto nel 1866:perchè,essendo cittadini tedeschi, non candidarsi? Il fatto che fossero considerati dei "sovversivi"da quei governi,forse ha impedito la loro candidatura? Dove,come e quando Marx ed Engels hanno praticato il parlamentarismo? Perchè,se sulla critica che essi hanno fatto al parlamentarismo si può discutere,sulla pratica non si può dire proprio nulla. E smettila di trattarmi come un bambino! Tu sei comunista,io invece credo di esserlo ,mi pascio di pensarlo... E' un comunista colui che sa,sico SA',che il sistema di produzione capitalistico stà preparando il sistema di produzione comunista,perchè è dimostrato scientificamente dal marxismo.Nel comunismo non ci sono classi,oggi sì:ora,in questo MOMENTO,nessuno PUO' essere COMUNISTA,ma può pensare ed agire in modo rivoluzionario in funzione della futura società.Dov'è la massa rivoluzionaria,elettorato rivoluzionario in grado di eleggere dei deputati che veramente li rappresentano? NON C'E'.Non può esistere,perchè: 1)l'odierna crisi mondiale,è globale,ma distribuita in modo ineguale e contradditorio:ascesa della Cina,India,compensano le crisi di ristrutturazione di USA,UE,Giappone. 2)possibilità del capitalismo oggi di spendere in "ammortizzatori"socilali,i contrasti sociali vendono ammorbiditi 3)strategia del dividi et impera:si chiudono fabbriche una alla volta, si spalmano i licenziamenti sul medio periodo. 4)le libertà politiche canoniche sono rispettate,anzì si ampliano si fanno le guerre per la democrazia:e se la democrazia non è anche parlamentarismo,cos'è? NON C'E'UNA CRISI GLOBALE DEL CAPITALISMO CHE NE RENDA IMPOSSIBILE LA SOPRAVVIVENZA,NON C'E'UNO SVILUPPO CONSEGUENTE DELLA LOTTA DI CLASSE,PERCHE'LE CLASSI,TUTTE,NON SONO GIUNTE A UNA RESA DEI CONTI DEFINITIVA,NON CI SONO MASSE RIVOLUZIONARIE NEL SENSO DI EMANCIPAZIONE DEL PROLETARIATO. Detto questo,cosa si va a fare in parlamento?Me lo devi spiegare,perchè in questo MOMENTO si può fare solo del riformismo,e allora fallo fare agli opportunisti. Non ho finito,ma sono stanco e ti lascio.
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Admin
Forum Admin
   
124 Posts |
Posted - 23/09/2004 : 13:24:47
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Ciao Ivan. La partecipazione al parlamentarismo non è ovviamente un questione personale. Non trovo corretto dunque che tu chieda come mai Marx ed Engels non si siano mai candidati. Allora varrebbe anche per me, anche per te. La socialdemocrazia tedesca conduceva un attività parlamentare? Engels e Marx, la stessa Rosa Luxemburg e, sia pure dalla Russia Lenin (che ovviamente non si è mai candidato), non lo sapevano? O erano tutti riformisti??? Sul resto (Cina India ecc.) non discuto neanche. Siamo tutti d'accordo, credo, che l'epoca in cui viviamo non sia rivoluzionaria. Ciò non deve impedire a noi di esserlo, questo il punto. Ciao.
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IVAN
Utente (2)
 
41 Posts |
Posted - 25/09/2004 : 02:38:50
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CIAO ADMIN. IL DISCORSO DELLA CANDIDATURA NON E'UN DISCORSO PERSONALE:MI STUPISCE CHE TU POSSA PORRE LA QUESTIONE DA QUESTO PUNTO DI VISTA.TI SEMBRA CHE HO DETTO QUESTO? NON C'E'SOLUZIONE DI CONTINUITA' TRA TEORIA E PRATICA,E QUINDI,NON DOVREBBE ESSERCI CONTRADDIZIONE TRA CIO'CHE SI PENSA E CIO'CHE SI FA'. DIRE CHE ESSERE FAVOREVOLI AL PARLAMENTARISMO E NON CANDIDARSI,NEL CASO DI MARX,ENGELS,NON E'SPIEGABILE COME UNA SCELTA PERSONALE.ESSI HANNO EPLICITAMENTE DICHIARATO DI LOTTARE SIA TEORICAMENTE CHE PRATICAMENTE,PER LA CAUSA DEL PROLETARIATO,PER TUTTA LA LORO VITA.TEORICAMENTE CON LE LORO OPERE,PRATICAMENTE,PER ESEMPIO CON LA CREAZIONE DELL'INTERNAZIONALE COMUNISTA.SE ESSI NON SI SONO MAI CANDIDATI,CI SARA'STATO UN MOTIVO,TEORICO O PRATICO CHE SIA,NON TI PARE?I MOTIVI PURAMENTE PERSONALI,PER ESEMPIO LA SALUTE,POSSONO LIMITARE,MA NON IMPEDIRE,L'AZIONE:E'IL CASO DI MARX E DELLA SUA MALATTIA CHE IMPEDI'UNA RAPIDA STESURA DE IL CAPITALE IN TRE VOLUMI. QUALE IMPATTO AVREBBERO AVUTO QUESTI GIGANTI NEL PARLAMENTO BORGHESE,NON RIESCO AD IMMAGINARLO.PERCHE'NON HANNO PARTECIPATO?
NON MI HAI RISPOSTO:NOI,EMULI DI COTANTI TITANI,COSA CI ANDIAMO A FARE IN PARLAMENTO?ME LO DICI O NO? SCUSA,MA ORA SCRIVO SERIAMENTE:NOI,OGGI,COSA POSSIAMO FARE DI RIVOLUZIONARIO IN PARLAMENTO?
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Admin
Forum Admin
   
124 Posts |
Posted - 25/09/2004 : 12:23:52
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Ciao Ivan. Se poni la questione del parlamentarismo facendola coincidere con il nome di una persona, sia pure Marx od Engels, riduci la questione ad una questione personale. Lenin, nonostante fosse favorevole, nei momenti controrivoluzionari, alla partecipazione al parlamento zarista, non si candidò mai. Che i "capi" (o ... responsabili) di un partito rivoluzionario non debbano partecipare al parlamento, magari come Lenin, scrivendo gli interventi da compiervi, non rappresenta nient'altro che la subordinazione della tattica parlamentare al programma comunista (il termine "strategia" è un inedito). Per giunta Marx non era "tedesco" nel senso che indichi tu. Cioè non aveva la "nazionalità" tedesca ma la questione non è questa ma se il partito socialdemocratico, alla cui attività Marx partecipò come poteva, Engels effettivamente, mandasse o no propri rappresentanti in un parlamento BORGHESE. Li mandava eccome. Ripeto. Lo stesso Cervetto sostiene come giusto il parlamentarismo dell'epoca. Tu ti stai soltanto ostinando a giustificare l'astensionismo strategico con tesi che lo stesso Cervetto nega. Cervetto si richiama alla controrivoluzione avvenuta (dopo) identificando un nuovo necessario, secondo lui, rapporto tra lavoro legale ed illegale. Di questo dovresti occuparti anche solo per conoscere meglio le posizioni che vorresti defendere. Per la questione di cosa andremmo invece noi, a fare in parlamento mi richiamo proprio all'esperienza storica del movimento operaio. Di quella di Lenin i particolare. Cosa mandava a fare i bolscevichi nel parlamento zarista??? Quello che facevano i tedeschi. Che poi Liebknecht sia rimasto solo e Lenin no, non l'ha deciso il parlamentarismo ma i rapporti di forza tra le classi. Non ho ricette e formulette da esporre ma è certo che scopo principale dell'utilizzo del parlamentarismo rivoluzionario aveva, e dovrà avere, come scopo principale un lavoro (legale) di denuncia il cui scopo fondamentale è quello di sottrarre all'influenza della borghesia e soprattutto dell'opportunismo, la classe operaia. Come? Vedremo, vedranno. Non è facile ne semplice? Ma non era ne facile ne semplice neanche per i bolscevichi, eppure l'hanno fatto. Riuscendoci. Ciò che è invece evidente che una quarantina d'anni "d'astesionismo strategico" non sono serviti a niente, A NIENTE. Dove come e quando un tale "astensionismo" ha avuto una qualche eco nel movimento operaio??? Sì, sì, lo sappiamo già ... la controrivoluzione, la reazione, il plurireddito, la Cina persino l'India e l'Europa. C'è sempre una giustificazione alla propria incapacità. E straordinario come ciò che dovrebbe dare un VANTAGGIO, che dovrebbe dare più possibilità, cioè una presunta superiorità teorica, serva sempre e solo a giustificare l'incapacità di assolvere ad un qualsiasi compito. Per verificare una tesi POLITICA cosa occorrono secoli? Una quarantina d'anni non ti bastano? Ciao.
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raes
Utente (2)
 
37 Posts |
Posted - 19/08/2005 : 20:50:18
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1 compagno dell internazionale mi ha detto che lotta comunista agli inizi fino agli anni 80 faceva riunioni nazionali con delegati quindi qualche discussione ci doveva essere ora non li fanno piu
alberto.dinucci |
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velenoZ
Utente iniziale
1 Posts |
Posted - 01/09/2005 : 00:09:19
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quote:
1 compagno dell internazionale mi ha detto che lotta comunista agli inizi fino agli anni 80 faceva riunioni nazionali con delegati quindi qualche discussione ci doveva essere ora non li fanno piu
alberto.dinucci
Le fanno ancora.
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Admin
Forum Admin
   
124 Posts |
Posted - 02/09/2005 : 04:19:44
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Le fanno ancora.
Si dimentica la sostanza del quesito di raes : NON DISCUTEVANO ALLORA, NON DISCUTONO OGGI. Comunque, qui restiamo alla superfice. Di cosa dovrebbero discutere? Questo il punto. La discussione per la discussione è una malattia non una medicina.
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