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 Capitalismo di Stato - Natura sociale dell'URSS
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T O P I C    R E V I E W
Admin Posted - 26/04/2003 : 23:24:08
Vale la pena di ricordare come Marx consideri la forza-lavoro, la sua esistenza. Ma ciò che Marx riprende a proposito del Messico sembra impossibile possano farlo i marxisti dell'antistalinismo tradizionale a proposito dell'URSS. Questi hanno sempre definito l'URSS come un «capitalismo di stato» ma quando si cerca il lavoro salariato di questo capitalismo si scopre che alla base dell'industrializzazione dell'URSS non c'era che lavoro forzato. Lavoro non di uomini «liberi», di uomini neanche liberi di essere soltanto miserabili.

A seguire il testo di Marx dal capitale, IV capitolo.


Tuttavia, affinché il possessore di denaro incontri sul mercato la forza-lavoro come merce, debbono essere soddisfatte diverse condizioni. In sé e per sé, lo scambio delle merci non include altri rapporti di dipendenza fuori di quelli derivanti dalla sua propria natura. Se si parte da questo presupposto, la forza-lavoro come merce può apparire sul mercato soltanto in quanto e perché viene offerta o venduta come merce dal proprio possessore, dalla persona della quale essa è la forza-lavoro. Affinché il possessore della forza-lavoro la venda come merce, egli deve poterne disporre, e quindi essere libero proprietario della propria capacità di lavoro, della propria persona(39). Egli si incontra sul mercato con il possessore di denaro e i due entrano in rapporto reciproco come possessori di merci, di pari diritti, distinti solo per esser l'uno compratore, l'altro venditore, persone dunque giuridicamente eguali. La continuazione di questo rapporto esige che il proprietario della forza-lavoro la venda sempre e soltanto per un tempo determinato; poiché se la vende in blocco, una volta per tutte, vende se stesso, si trasforma da


4. TRASFORMAZIONE DEL DENARO IN CAPITALE - 185

libero in schiavo, da possessore di merce in merce. Il proprietario di forza-lavoro, quale persona, deve riferirsi costantemente alla propria forza-lavoro come a sua proprietà, quindi come a sua propria merce; e può farlo solo in quanto la mette a disposizione del compratore ossia gliela lascia per il consumo, sempre e soltanto, transitoriamente, per un periodo determinato di tempo, e dunque non rinuncia alla sua proprietà su di essa(40).
La seconda condizione essenziale affinché il possessore del denaro trovi la forza-lavoro sul mercato come merce, è che il possessore di questa non abbia la possibilità di vendere merci nelle quali si sia oggettivato il suo lavoro, ma anzi, sia costretto a mettere in vendita, come merce, la sua stessa forza-lavoro, che esiste soltanto nel suo corpo vivente.<BR>
Affinché qualcuno venda merci distinte dalla propria forzalavoro, deve, com'è ovvio, possedere mezzi di produzione, p. es. materie prime, strumenti di lavoro, ecc. Non può fare stivali senza cuoio. Inoltre, ha bisogno di mezzi di sussistenza. Nessuno, neppure un musicista avvenirista, può campare dei prodotti avvenire, e quindi neppure di valori d'uso la cui produzione è ancora incompleta; l'uomo è costretto ancora a consumare, giorno per giorno, prima di produrre e mentre produce, come il primo giorno della sua comparsa sulla scena della terra. Se i prodotti vengono prodotti come merci, debbono essere venduti dopo essere stati prodotti e possono soddisfare i bisogni del produttore sol-

186 - II. LA TRASFORMAZIONE DEL DENARO IN CAPITALE

tanto dopo la vendita. Al tempo della produzione s'aggiunge il tempo necessario per la vendita.
Dunque, per trasformare il denaro in capitale il possessore di denaro deve trovare sul mercato delle merci il lavoratore libero; libero nel duplice senso che disponga della propria forza lavorativa come propria merce, nella sua qualità di libera persona, e che, d'altra parte, non abbia da vendere altre merci, che sia privo ed esente, libero di tutte le cose necessarie per la realizzazione della sua forza-lavoro.
Per il possessore di denaro, che trova il mercato del lavoro come sezione particolare del mercato delle merci, non ha alcun interesse il problema del perché quel libero lavoratore gli si presenti. nella sfera della circolazione. E per il momento non ha interesse neppure per noi. Noi teniamo fermo, sul piano teorico, al dato di fatto, come fa il possessore di denaro sul piano pratico. Una cosa è evidente, però. La natura non produce da una parte possessori di denaro o di merci e dall'altra puri e semplici possessori della propria forza lavorativa. Questo rapporto non è un rapporto risultante dalla storia naturale e neppure un rapporto sociale che sia comune a tutti i periodi della storia. Esso stesso è evidentemente il risultato d'uno svolgimento storico precedente, il prodotto di molti rivolgimenti economici, del tramonto di tutta una serie di formazioni più antiche della produzione sociale.
Anche le categorie economiche che abbiamo già considerato, portano le tracce della loro storia. Nell'esistenza del prodotto come merce sono racchiuse determinate condizioni storiche. Per divenire merce, il prodotto non dev'essere prodotto come mezzo immediato di sussistenza per colui che lo produce. Se avessimo indagato per vedere in quali circostanze tutti, o anche soltanto la maggior parte dei prodotti, assumono la forma di merce, avremmo trovato che ciò avviene soltanto sulla base di un modo di produzione assolutamente specifico, cioè del modo di produzione capitalistico
. Ma tale ricerca era estranea all'analisi della merce. La produzione delle merci e la circolazione delle merci possono aver luogo anche se la massa, di gran lunga preponderante, dei prodotti destinati al fabbisogno del produttore, non si trasforma in merce, e dunque anche se ci manca ancor molto a che il processo sociale della produzione sia dominato in tutta la sua estensione e in tutta la sua profondità dal valore di scambio. La rappresentazione del prodotto come merce esige una divisione de1 lavoro entro la società, tanto sviluppata che la separazione fra


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valore d'uso e valore di scambio, che nel commercio di permuta diretta comincia soltanto, sia già compiuta. Tale grado di sviluppo è però comune a formazioni sociali economiche storicamente diversissime l'una dall'altra.
Oppure consideriamo il denaro; esso presuppone un certo livello dello scambio di merci. Le forme particolari del denaro, puro e semplice equivalente della merce, o mezzo di circolazione, o mezzo di pagamento, o denaro tesaurizzato, o moneta universale, indicano di volta in volta, a seconda della diversa estensione e della relativa preponderanza dell'una o dell'altra funzione, gradi diversissimi del processo sociale di produzione. Eppure, a norma dell'esperienza, una circolazione delle merci relativamente poco sviluppata è sufficiente per la produzione di tutte quelle forme. Ma per il capitale la cosa è differente. Le sue condizioni storiche d'esistenza non sono affatto date di per se stesse con la circolazione delle merci e del denaro. Esso nasce soltanto dove il possessore di mezzi di produzione e di sussistenza trova sul mercato il libero lavoratore come venditore della sua forza-lavoro e questa sola condizione storica comprende tutta una storia universale. Quindi il capitale annuncia fin da principio un'epoca del processo sociale di produzione(41).

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Note:

[39] Nei dizionari enciclopedici d'antichità classica, ai può leggere l'assurdità che nel mondo antico il capitale era pienamente sviluppato, «con l'eccezione che mancavano il lavoratore libero e il sistema del credito». Anche il Mommsen nella sua Storia romana si caccia in un quid pro quo dopo l'altro.

[40] Quindi varie legislazioni stabiliscono un massimo di durata del contratto di lavoro. Tutti i codici dei popoli presso i quali il lavoro è libero regolano le condizioni di denuncia del contratto di lavoro. In vari paesi, p. es. al Messico (prima della guerra civile americana, anche nei territori strappati al Messico; e, di fatto, anche nelle province danubiane, fino alla rivoluzione di Kusa), la schiavitù è nascosta sotto la forma del peonaggio. Non solo il lavoratore singolo, ma anche la sua famiglia diventano di fatto proprietà di altre persone e delle loro famiglie, a mezzo di anticipi da ripagarsi in lavoro, che si accavallano di generazione in generazione. Juarez aveva abolito il peonaggio. Il cosiddetto imperatore Massimiliano lo reintrodusse con un decreto che venne esattamente definito nella Camera dei rappresentanti di Washington come decreto per la reintroduzione della schiavitù nel Messico.
«Delle mie particolari abilità fisiche e intellettuali, e delle mie particolari possibilità di attività io posso... alienare ad un altro un uso limitato nel tempo, poiché esse. dopo questa limitazione, conservano un rapporto esteriore con la mia totalità e universalità. Con l'alienazione di tutto il mio tempo concreto in virtù del lavoro e della totalità della mia produzione, io renderei proprietà di un altro ciò che c'è di sostanziale in essi, la mia attività e realtà universali, la mia personalità
» (HEGEL, Philosophie des Rechts, Berlino, 1840. § 67, p. 104).

[41] Dunque, quel che dà il carattere all'epoca capitalistica è il fatto che la forza-lavoro assume anche per lo stesso lavoratore la forma d'una merce che gli appartiene, mentre il suo lavoro assume la forma di lavoro salariato. D'altra parte la forma di merci dei prodotti del lavoro acquista validità generale solo da questo momento in poi.

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