"UTILI IDIOTI" E BORGHESIA FINANZIARIA NELL'INTRECCIO DALEMIANO

Cinquant'anni e passa d'opportunismo pseudo comunista (PCI) hanno partorito il personale politico oggi al governo in Italia. Dovrebbe bastare questa semplice considerazione ad affossare le illusioni 'nostalgiche' di chi, avendo contribuito con la propria attività di exPCI ad un simile risultato, rimanendo avvinghiato ai propri ricordi spiega il proprio fallimento, prima ancora che quello altrui, con la solita litania su corruzione e tradimenti di 'alcuni dirigenti' di uno schieramento da 'ricondurre', tanto per cambiare, "a sinistra", tanto per cambiare ad una politica statalista.

La personificazione di un tale risultato è assurta al massimo livello nella figura del presidente del consiglio Massimo D'Alema, di cui è notoria l'arroganza e lo stile Togliatto-Stalinista. Secondo Il Sole 24 Ore del 10 settembre, il presidente del consiglio avrebbe 'esternato': "Vorrei capire come, dove e quando ho difeso Cuccia, quale sarebbe il conflitto tra il presidente onorario di Mediobanca e l'avvocato Agnelli e che cosa avrebbe fatto il governo per prendere parte a questo conflitto". E, come informa lo stesso 'Sole', "non ammette che si immaginino complotti dietro ognuna delle numerose visite che riceve a palazzo Chigi.". La preoccupazione del presidente del consiglio di non apparire parte in causa nella lotta in corso fra i vari centri finanziari è tutto ciò che questo personaggio può concedere all'elettorato 'di sinistra', a questo "utile idiota" di uno schieramento elettorale in cui il PDS è azionista di maggioranza sempre e comunque.

In ogni caso possiamo escludere che "in ognuna delle numerose visite" al presidente del consiglio abbiano avuto un qualche ruolo gli 'esuberi' della Telecom, i ferrovieri, i bancari o qualsiasi altra categoria di lavoratori sotto "riorganizzazione", per non parlare dei disoccupati o degli immigrati. Non è dunque "dietrologia" affermare che, pur non ammettendo complotti, il lavoro e l'attenzione della presidenza del consiglio sia coinvolto nelle varie "soluzioni" proposte da questo o quello schieramento finanziario in visita a Palazzo Chigi.

Del resto che nelle lotte in corso tra i vari centri finanziari sia coinvolto lo Stato, lo Stato della borghesia, e quindi la sua presidenza del consiglio, è non tanto indiscutibile quanto fisiologico. Anche a voler limitare gli aspetti per cui deve essere considerato l'apparato statale solo a quello legislativo-parlamentare, il processo di adattamento della struttura economico-sociale italiana all'allargamento internazionale del mercato richiede non solo adeguati organismi economici e finanziari, non solo più elevati livelli di concentrazione, ma anche nuove regole, nuove leggi, che solo lo Stato può scrivere, interpretare e imporre condizionando tutte le lotte finanziarie in corso.

E' un fatto che senza l'intervento della Banca d'Italia nella vicenda dell'OPA (Offerta Pubblica di Aquisto) lanciate dal San Paolo di Torino - IMI sulla Banca di Roma e da Unicredito su Comit, e senza la decisiva assenza del "Tesoro" nella vicenda Telecom, Mediobanca sarebbe stata in ben altre acque.

E' un fatto che se lo "gnomo" Cuccia, patron di Mediobanca e nemico storico cui la "sinistra" ha da sempre addebitato ogni manovra reazionaria, può oggi progettare nuove mosse lo deve in buona parte ai ministeriali dei DS ed al Presidente del Consiglio, ringraziati coinvolgendo la cosiddetta "finanza rossa", Monte dei Paschi e le assicurazioni Unipol, nell'affare Telecom.

Così come è un fatto che oggi lo "gnomo" non si limiti ad attendere alle difese del controllo azionario di Mediobanca (la fusione Intesa-Comit deve ancora concludersi) ma che nella difesa del controllo e del primato italiano delle "Assicurazioni Generali" azzardi mosse difensive attaccando le alleanze avverse.

Da tempo la stampa economica prospettava l'ipotetica fusione del gruppo San Paolo - IMI con il gruppo assicurativo INA, ipotesi avvalorata dai rapporti più che amichevoli tra i due gruppi dirigenti. Dirigenti dei due gruppi che al contrario hanno sempre ostentato una distaccata calma: non c'era alcun motivo di avere fretta. Alcuni crocevia dei loro intrecci azionari sono infatti in contraddizione l'un con l'altro, ciò che dava forza e complicità ad ognuna delle due società separate, poteva divenire debolezza nell'ipotetica fusione. Nel cosiddetto "nocciolo duro" dell'INA è ad esempio presente la Fondazione Cariplo con una quota azionaria del 2,5% ma, sembra, in accordo con un altra quota della francese CNP del 2%, inoltre ha il 2,8% del San Paolo. Ebbene la Fondazione Cariplo è anche socio stabile di Banca Intesa e compartecipe quindi della fusione in corso Banca Intesa- Comit, con cui Mediobanca può mettere al riparo il proprio controllo azionario. La stessa Banca d'Italia possiede il 2,4% nell'INA ma anche il 4,7% nelle Generali, anche il Tesoro è comunque presente con un 9,91%. Ma è stato sufficiente che circolasse la voce di una possibile OPA delle Generali contro l'INA perché San Paolo ed INA dichiarassero avviata un procedura "amichevole" che dovrebbe portarli al matrimonio. La risposta non si è fatta attendere e le Generali hanno lanciato un OPA da 24.000 miliardi sull'intero capitale azionario dell'INA; OPA immediatamente definita "ostile" dal vertice INA e "prepotente" da Umberto Agnelli. Obbiettivo dello "gnomo" sarebbe la costituzione di un polo assicurativo, le Generali, predominante in Italia nel ramo vita, così come ne esiste uno Germania ed in Francia. Inutile dire che nella ristrutturazione, che si ventila abbia ipotizzata l'inesauribile "gnomo", è ancora coinvolta la "finanza rossa" con il Monte dei Paschi di Siena.

Staremo a vedere come si svilupperà questa vicenda. Certo è che se ne è aperta un'altra con il caso Enel e che, probabilmente, se ne aprirà un'altra ancora con l'annunciata privatizzazione del Mediocredito. Ma è così che enormi masse di ricchezza, migliaia di miliardi, passano da una mano all'altra con inevitabili ripercussioni politiche le cui forme apparenti non debbono trarre in inganno i comunisti.

Settembre 1999, pubblicato su  L'Internazionale (Livorno)