Abbiamo tradotto dall'inglese questo illuminante lavoro di Trotzky su Kautsky. Non condividiamo le certezze di trotzky su presunte "fasi transitorie" ma la ricostruzione dei rapporti Engels - Kautsky mette magistralmente a fuoco i rapporti del marxismo col sig. Kautsky e con tutta la socialdemocrazia tedesca.


Lettere di Engels a Kautsky

OSLO, OTTOBRE 1935


Il 1935 è il 40° anniversario della morte di Frederich Engels, uno degli autori del Manifesto Comunista. L’altro fu Karl Marx.
Questo anniversario è degno di nota, fra le altre cose, per il fatto che Karl Kautsky, avendo superato gli 81 anni, ha finalmente pubblicato la sua corrispondenza con Engels.
In verità le lettere di Kautsky in pochi casi sono state conservate, ma ci sono pervenute quasi tutte le lettere di Engels. Le nuove lettere naturalmente non svelarono un nuovo Engels. La sua enorme corrispondenza internazionale, nella misura in cui fu conservata, è stata interamente pubblicata, la sua vita sottoposta ad abbondante studio. Nondimeno quest’ultimo libro è un dono di grande valore per coloro che sono seriamente interessati alla storia politica delle ultime decadi del secolo scorso, al corso di sviluppo delle idee marxiane, al destino del movimento della classe operaia e, infine, alla personalità di Engels.
Marx in vita, Engels, come disse, suonò come secondo violino. Ma con l’ultima malattia del suo collaboratore e specialmente dopo la sua morte, egli divenne il diretto ed incontestato leader dell’orchestra del socialismo mondiale per un periodo di 12 anni. A quel tempo egli si era già sbarazzato dei suoi legami commerciali, era, per quanto riguarda il denaro, indipendente e poté dedicarsi completamente a preparare e pubblicare il lascito letterario di Marx, continuare le sue ricerche scientifiche ed impegnarsi in un’enorme corrispondenza con la sinistra del movimento operaio in tutto il mondo. La sua corrispondenza con Kautsky risale al periodo finale della sua vita (1881-1895).
La personalità di Engels, unica nella sua fermezza e lucidità, è stata sottoposta a diverse interpretazioni negli anni successivi – questa è la logica della lotta. Appagati di richiamarsi a queste, durante l’ultima guerra Ebert, Scheidemann ed altri ritrassero Engels come un patriota tedesco, mentre gli addetti stampa dell’Intesa lo dipingevano come un pan-germanista. Su questo come su altri punti, le lettere aiutano a strappar via le incrostazioni tendenziose sulla personalità di Engels. Ma il loro nocciolo non è questo. Le lettere sono importanti prima di tutto perché sono caratteristiche dell’uomo. Si può dire senza tema di esagerazione che ogni nuovo documento umano attinente Engels, lo mostra più fine, più nobile e più affascinante di quanto sapevamo in precedenza.
Anche la seconda parte della corrispondenza richiede il nostro interesse.
Agli inizi degli anni ’80 Kautsky si mise in luce come teorico ufficiale dell’allora socialdemocrazia tedesca, la quale a sua volta divenne il partito-guida della Seconda Internazionale. Come Engels durante la vita di Marx, così Kautsky suonò al meglio il secondo violino mentre Engels era in vita – ed egli suonò a grande distanza dal primo violinista.
Dopo la morte di Engels, l’autorità del discepolo crebbe rapidamente, raggiungendo lo zenit durante il periodo della prima Rivoluzione Russa (1905)… Nel suo commento alla corrispondenza Kautsky descrive la sua agitazione alla sua prima visita nelle case di Marx ed Engels. Un quarto di secolo più tardi, molti giovani marxisti – in particolare lo scrittore di quest’articolo – sperimentarono esattamente la stessa agitazione quando salirono la scalinata della modesta, ordinata casa a Friedenau nei sobborghi di Berlino, dove Kautsky visse per molti anni. Allora era considerato il leader eminente ed incontestato dell’Internazionale almeno sulle questioni di teoria. Gli oppositori gli si riferivano come il “Papa” del marxismo. Ma Kautsky non mantenne a lungo la sua autorità. I grandi eventi dell’ultimo quarto di secolo gli furono fatali. Durante e dopo la guerra egli personificò l’indecisione irritabile. Ciò che fin qui era stato sospettato solo da alcuni, veniva adesso pienamente confermato, vale a dire che il suo marxismo era di carattere essenzialmente accademico e contemplativo.
Quando Kautsky scrive ad Engels da Vienna, durante uno sciopero, nell’Aprile 1889 che “… i miei pensieri sono più nelle strade che su questa scrivania” (p. 242), queste parole sembrano assolutamente inattese e quasi false provenienti dalla penna di un giovane Kautsky. Per tutta la sua vita la scrivania rimase il suo campo d’operazione. Egli considerava gli eventi di strada come intralci. La sua è una rivendicazione di un popolarizzatore della dottrina, un interprete del passato, un difensore del metodo. Si, egli fu questo, mai un uomo d’azione, mai un rivoluzionario o un erede dello spirito di Marx ed Engels.
La corrispondenza svela completamente non solo la differenza radicale tra le due personalità, ma anche qualcosa di completamente inatteso almeno per l’attuale generazione – l’antagonismo esistente tra Engels e Kautsky, che alla fine condusse alla rottura dei loro rapporti personali.

“IL GENERALE”

La perspicacia di Engels nelle questioni militari, che si basava non soltanto sulla sua particolare ed ampia conoscenza, ma anche sulla sua generale capacità di valutazione sistematica delle condizioni e delle forze, gli permise di pubblicare nella Pall-Mall Gazette di Londra, durante la prima guerra Franco-Prussiana, notevoli articoli militari, attribuiti dalla pubblica opinione ad una delle più alte autorità militari di allora (le signore “Autorità”, senza dubbio si osservarono allo specchio non senza notevole stupore). Nel suo circolo ristretto Engels era soprannominato il “Generale”. Questo nome firma una parte delle sue lettere a Kautsky. Egli non fu un oratore, o può darsi che non ebbe mai l’occasione di diventarlo. Mostrò verso gli “oratori” persino una sfumatura di irriverenza, sostenendo, non senza ragione, che essi propendono a trasformare le idee in banalità. Ma Kautsky rievoca Engels come un notevole conversatore, dotato di inesauribile memoria, notevole intelletto e precisione d’espressione. Sfortunatamente lo stesso Kautsky è un mediocre osservatore e per niente un artista: Engels risalta in modo infinitamente più chiaro nelle sue lettere che nei commenti e ricordi di Kautsky.
I rapporti di Engels con le persone furono estranei ad ogni sentimentalismo o illusione e pervadevano completamente con una penetrante semplicità e, quindi profondamente umani. In sua compagnia, attorno al tavolo da ricevimento serale, dove si radunavano i rappresentanti di vari paesi e continenti, come per magia spariva ogni contrasto tra l’elegante radicale duchessa Schack e la niente affatto raffinata nichilista russa Vera Zasulich. La ricca personalità dell’ospitante si manifestava in questa fortunata capacità di elevare sé e gli altri al di sopra di ogni cosa secondaria e superficiale senza scostarsi affatto dalle sue idee o perfino dalle sue abitudini. In questo rivoluzionario si cercherebbero invano tratti bohémien così prevalenti fra gli intellettuali radicali.
Engels era intollerante per la trasandatezza e la negligenza sia nelle piccole che nelle grandi cose. Amava la precisione di pensiero, precisione nella contabilità, esattezza nell’espressione e nella stampa. Quando un editore tedesco cercò di alterare la sua ortografia, egli richiese indietro parecchie bozze per la revisione. Scrisse: “Non concederei a nessuno di rifilarmi la sua scrittura a meno che trovassi moglie.”(p: 147) Questo giudizio irritato e giocoso allo stesso tempo, quasi riporta di nuovo Engels in vita!
Oltre alla sua lingua madre, nella quale era un virtuoso, scriveva correttamente in inglese, francese, italiano; leggeva lo spagnolo e quasi tutte le lingue slave e scandinave. Le sue conoscenze di filosofia, economia, storia, fisica, filologia e scienza militare sarebbero state sufficienti per una buona dozzina di professori ordinari e straordinari. Ma oltre tutto ciò possedeva il suo principale tesoro: il pensiero alato.
Nel Giugno del 1884, quando Bernstein e Kautsky influenzando i gusti di Engels protestarono per le incipienti pressioni di ogni tipo di filistei “eruditi” nel partito, egli disse in risposta “calma assoluta” nel senso letterale del termine – al contrario, era solito, all’occasione, ribollire magnificamente – era sempre in grado di levarsi sopra le temporanee disavventure e ripristinare il necessario equilibrio tra i suoi pensieri e le sue emozioni.
Il lato primordiale della sua personalità era l’ottimismo combinato con l’umorismo verso sé stesso e quelli a lui vicini, e l’ironia verso i suoi nemici. Nel suo ottimismo non c’era un minimo di sciocca vanità – il termine stesso rimbalza sulla sua immagine. Le origini profonde della sua gioia di vivere avevano la loro causa in un temperamento felice ed armonioso, ma questo era completamente permeato di conoscenza che portò con sé la più grande delle gioie: la gioia della percezione creativa. L’ottimismo di Engels si estendeva equamente dai problemi politici agli affari personali.
Dopo ciascuna sconfitta egli voleva immediatamente cercare quelle condizioni che stavano preparando una nuova ripresa, e dopo ogni soffio di vita elargitogli, poteva riprendersi e guardare al futuro. Rimase così fino alla morte.
Ci furono tempi in cui dovette rimanere sulla schiena per settimane per mandar giù gli effetti di una rottura sofferta da una caduta durante una caccia alla volpe della nobiltà di campagna. A volte i suoi occhi attempati si rifiutavano di funzionare con la luce artificiale di cui non si può fare a meno persino durante il giorno, nella nebbia di Londra. Ma Engels non si riferisce mai ai suoi malanni se non al passato, allo scopo di spiegare qualche dilazione, e solo per promettere immediatamente al riguardo che presto tutto “procederà meglio”, e allora il lavoro sarebbe ripreso a pieno ritmo.
Una delle lettere di Marx ha un riferimento all’abitudine di Engels di battere vivacemente le palpebre durante una conversazione. Questo gioviale “sbattere le palpebre” attraversa tutta la corrispondenza di Engels. L’uomo di rispetto e di profondi affetti genera una minima somiglianza ad un asceta. Egli fu amante della natura e dell’arte in tutte le sue forme, amò la compagnia di persone ingegnose ed allegre, la presenza di donne, scherzi, risate, buoni pranzi, buon vino e buon tabacco. A volte non era avverso alla risata profonda di Rabelais, che prontamente cercava la sua ispirazione sotto l’ombelico.
In generale non gli era alieno nulla di umano. Non di rado nella sua corrispondenza ci imbattiamo in riferimenti agli effetti di parecchie bottiglie di buon vino che furono aperte in casa per celebrare il capodanno, il felice risultato di elezioni tedesche, il suo compleanno e a volte eventi di minore importanza. Raramente incontriamo lamentele del Generale sul suo dover restare prono sul sofà “invece di bere con te… bene, ciò che è rinviato non è ancora perso” (p. 335). Lo scrittore aveva allora più di 72 anni. Parecchi mesi dopo, circolò una falsa voce sulla stampa, che Engels era gravemente malato. Il Generale settantatreenne scrive: “Così, riguardo al rapido declino della resistenza, e al decesso atteso da un momento all’altro, vuotammo parecchie bottiglie” (p. 352).
Era forse un epicureo? I secondari “doni della vita” non dominarono mai quest’uomo. Era veramente interessato alle morali familiari dei selvaggi o agli enigmi della filologia irlandese, ma sempre in relazione indissolubile coi destini futuri del genere umano. Se si permise di scherzare in modo frivolo, fu solo in compagnia di persone non frivole. Al di sotto del suo umorismo, ironia e gioia di vivere si sente il patos morale – senza la più tenue frase da mercante o il mettersi in posa – sempre profondamente nascosto ma a maggior ragione autentico e mai disposto al sacrificio. L’uomo di commercio, il possessore di una fabbrica, il cacciatore a cavallo, il cantiniere, era un comunista rivoluzionario fino al midollo delle sue ossa.

L’ESECUTORE DI MARX

Kautsky non esagera minimamente quando dichiara, nel suo commento alla corrispondenza, che nella storia del mondo sarebbe impossibile trovare un caso simile di due uomini di forte temperamento ed indipendenza ideologica come Marx ed Engels, che rimasero così indissolubilmente legati assieme per tutta la vita attraverso l’evoluzione delle loro idee, la loro attività sociale e la loro amicizia personale. Engels era più pronto nella comprensione, più mobile, intraprendente e poliedrico; Marx più lento, più inflessibile, più severo con sé stesso e gli altri. Engels, egli stesso un luminare di prima grandezza, riconobbe l’autorità intellettuale di Marx con la stessa spontanea semplicità con cui egli stabiliva i suoi rapporti personali e politici. La collaborazione di questi due amici – ecco il contesto in cui questa parola raggiunge il significato più puro! – si estese così profondamente da rendere impossibile stabilire la linea di demarcazione fra i loro lavori. Comunque, infinitamente più importante della collaborazione puramente letteraria fu la comunanza spirituale che esisteva fra loro, e che non fu mai rotta.
Essi o corrispondevano giornalmente spedendo note epigrammatiche comprensibili l’un l’altro con mezze affermazioni, oppure conducevano una conversazione ugualmente epigrammatica fra nuvole di fumo di sigaro. Per quasi quattro decadi, nella loro lotta continua contro la scienza ufficiale e le superstizioni tradizionali, Marx ed Engels furono al servizio l’uno dell’altro al posto della pubblica opinione.
Engels considerò il provvedere Marx di assistenza materiale come il più importante obbligo politico; e fu principalmente per questo motivo che si costrinse ad un lungo ingrato lavoro nel “maledetto commercio” per molti anni, in una sfera in cui riusciva con lo stesso successo che in tutte le altre: il suo patrimonio crebbe assieme all’aumento del benessere della famiglia di Marx.
Engels trasferì tutte le sue cure alle figlie di Marx, dopo la morte di questi. L’anziana donna di servizio della coppia Marx, Helene Demuth, che fu una parte indissolubile della famiglia, divenne immediatamente governante della casa di Engels. Verso di lei egli si comportò con affetto e lealtà, condividendo quei suoi interessi che lei riusciva a comprendere, e dopo la morte di Helene si rese conto di quanto gli mancassero i suoi consigli non solo su argomenti personali, ma in politica.
Engels lasciò in eredità alle figlie di Marx praticamente tutto il suo patrimonio, che ammontava a 30.000 sterline, oltre alla libreria, ai mobili, ecc..
Se nei suoi anni giovanili Engels si ritirò nelle ombre dell’industria tessile di Manchester allo scopo di permettere a Marx di lavorare su Il Capitale, poi, successivamente, come un uomo anziano, senza rammarico, e si potrebbe dire con certezza, senza alcun rimpianto, mise da parte le sue ricerche, per consumare anni nel decifrare i manoscritti geroglifici di Marx, controllando scrupolosamente le traduzioni e correggendo i suoi scritti non meno scrupolosamente in quasi tutte le lingue europee. No. In questo “epicureo” c’era uno stoico del tutto singolare!
Notizie sul progresso del lavoro sul lascito letterario di Marx costituiscono uno dei più costanti leitmotives nella corrispondenza tra Engels e Kautsky così come con altri co-pensatori. In una lettera alla madre di Kautsky (1885) – una scrittrice abbastanza nota di novelle popolari di allora – Engels esprime la sua speranza che la vecchia Europa si metterà rapidamente in movimento ed aggiunge, “Spero solo che mi venga lasciato il tempo sufficiente per concludere il terzo volume del Il Capitale, e poi, che si squarci!” (p. 206) Da questa dichiarazione semi-scherzosa dev’essere colta chiaramente l’importanza che attribuiva a Il Capitale, ma c’è anche qualcos’altro da cogliere, vale a dire, che l’azione rivoluzionaria per lui stava al di sopra di ogni libro, perfino Il Capitale.
Il 3 Dicembre 1891, cioè sei anni più tardi, Engels spiega a Kautsky le ragioni del suo silenzio prolungato: “… responsabile di ciò è il terzo volume, sul quale sto ancora sudando.” E’ occupato non solo a decifrare i capitoli del criminale manoscritto sul capitale monetario, banche e crediti, ma egli sta nello stesso tempo studiando anche la letteratura sui rispettivi argomenti. In verità sa in anticipo che nella maggioranza dei casi può lasciare il manoscritto nella forma originale di Marx, ma con le sue ricerche ausiliarie vuole assicurarsi contro gli errori editoriali. Si aggiunga a tutto questo il pozzo senza fondo di minuti dettagli tecnici! Engels conduce una corrispondenza su se sia o no necessario un comma in questo o quel posto, e ringrazia specialmente Kautsky per aver scovato un errore ortografico nel manoscritto. Questa non è pedanteria ma coscienziosità, per la quale niente che sia in rapporto con la totalità scientifica della vita di Marx è trascurabile.
Engels, comunque, era il più lontano possibile da una cieca adulazione del testo. Controllando un compendio della teoria economica di Marx scritto dal socialista francese Deville, egli, secondo le sue stesse parole, ebbe spesso la tentazione di cancellare e correggere qua e là proposizioni che ad un ulteriore esame finivano per essere espressioni di Marx stesso. Il nocciolo della questione stava nel fatto che ”nell’originale, grazie a ciò che le avevano precedute, esse erano qualificate chiaramente. Ma nel caso di Deville, erano investite di un significato non corretto a causa di assolute generalizzazioni.” (p. 95) Queste poche parole forniscono una classica caratterizzazione del comune abuso delle formule preparate dal maestro (“magister dixit”).
Ma non è tutto. Engels non solo decifrò, levigò, trascrisse, corresse e annotò il secondo e il terzo volume de Il Capitale, ma mantenne un vigile occhio d’aquila in difesa della memoria di Marx contro gli attacchi ostili. Il socialista conservatore prussiano Rodbertus e i suoi ammiratori dichiararono che Marx aveva usato la scoperta scientifica di Rodbertus senza farne alcun riferimento – in altre parole, che Marx plagiò Rodbertus. ”E’ richiesta un’ignoranza mostruosa per fare una tale asserzione,” scrisse Engels a Kautsky nel 1884 (p. 140). Ed ancora una volta Engels si applicò allo studio dell’inutile Rodbertus allo scopo di dimostrare pienamente la falsità di queste accuse. Le lettere a Kautsky contengono una riflessione altrettanto illuminante di un episodio con l’economista tedesco Brentano, che accusò Marx di citare falsamente Gladstone. Engels semmai era a conoscenza della scrupolosità scientifica di Marx, il cui comportamento verso ogni idea del suo oppositore, non importa quanto assurda, era simile al comportamento di un batteriologo verso un bacillo infettivo. A volte nelle lettere di Engels a Marx e ai loro comuni amici ci si imbatte nel suo rimproverare l’eccesso di coscienziosità da parte di Marx. Non è affatto sorprendente, quindi, che egli metta da parte ogni altro lavoro allo scopo di confutare rabbiosamente Brentano.
Engels ebbe l’idea di scrivere una biografia di Marx. Nessuno avrebbe potuto scriverla come lui, perché, di necessità, sarebbe stata in larga misura un’autobiografia. Scrive a Kautsky: “Prima possibile mi metterò giù a lavorare su questo libro, sul quale da tempo ho riflettuto con piacere.” (p. 382) Engels promise solennemente di non mettersi da parte: “Adesso ho 74 anni – devo sbrigarmi.” Persino oggi non si può pensare senza rammarico che Engels non poté “sbrigarsi” ad adempiere al suo progetto.
Poiché in Svizzera era in preparazione un ritratto ad olio di Marx, Engels fornì per mezzo di Kautsky la seguente descrizione dei colori del suo amico deceduto: “Una pelle così scura come in genere si riscontra in un sud-europeo, senza molto colore sulle guance… baffi neri come fuliggine, sfumati di bianco, e capelli bianconeve su testa e barba.” (p. 149) La descrizione chiarifica perché Marx ricevette in famiglia e nel circolo degli intimi il soprannome di Moro.

IL MAESTRO DEI LEADERS

Durante i primi due anni Engels si rivolse al corrispondente con “Caro Signor Kautsky” (il termine compagno non era allora d’uso corrente), dopo che egli si avvicinò a Londra, abbreviò la forma di saluto al semplice “Caro Kautsky”; dal Marzo 1884 Engels adottò la forma familiare di indirizzo nello scrivere a Bernstein e Kautsky ognuno dei quali aveva 25 anni meno di lui. Kautsky scrive non senza buona ragione che “dal 1883 Engels guardò Bernstein e me stesso come i più degni rappresentanti della teoria marxiana.” (p. 93) Il passaggio alla forma familiare riflette senza dubbio il comportamento favorevole di un maestro verso i suoi pupilli. Ma questa familiarità esteriore non è prova di un’intimità effettiva: questa fu ostacolata principalmente dal fatto che Kautsky e Bernstein erano imbevuti in misura considerevole di filisteismo. Durante il loro lungo soggiorno a Londra, Engels li aiutò ad acquisire il metodo marxiano. Ma non poté inculcare loro né la volontà rivoluzionaria, né l’abilità del pensiero audace. I pupilli erano e rimasero bambini di altra forza d’animo.
Marx ed Engels si destarono nell’epoca delle tempeste, e attraversarono la rivoluzione del 1848 come combattenti esperti. Kautsky e Bernstein ebbero il loro periodo formativo durante un intervallo relativamente pacifico tra l’epoca di guerre e di rivoluzioni dal 1848 al 1871 e l’epoca che ebbe il suo inizio con la Rivoluzione Russa del 1905, attraverso la guerra mondiale del 1914, ed è lontana dalla sua conclusione perfino oggi. Per tutta la sua lunga vita Kautsky fu in grado di circumnavigare quelle conclusioni che minacciavano di disturbare la sua pace mentale e fisica. Egli non era un rivoluzionario e questo fu una barriera insormontabile che lo separò dal Generale Rosso. Ma al di là di questo c’era anche una grande differenza tra di loro. E’ indubitabile che Engels guadagnasse terreno dal solo contatto personale: la sua personalità era più ricca e più attraente di quanto egli fece e scrisse. In nessun caso si può dire lo stesso di Kautsky. I suoi libri migliori sono di gran lunga più assennati di quanto lo fosse egli stesso. Perse moltissimo dai rapporti personali. Può darsi che questo spieghi in parte perché Rosa Luxemburg, che visse fianco a fianco con Kautsky, valutò il suo filisteismo prima di Lenin, sebbene le fosse inferiore per perspicacia politica. Ma questo riguarda un periodo molto successivo.
Dalla corrispondenza è assolutamente ovvio che rimase sempre un’invisibile barriera tra il maestro e il pupillo non solo nella sfera politica ma anche nella teoria. Engels, che generalmente era cauto nell’elogio, talvolta si riferì con entusiasmo agli scritti di Franz Mehring o George Plekhanov, ma il suo elogio per Kautsky fu sempre trattenuto, e si percepisce un’ombra d’irritazione nella sua critica. Come Marx, quando Kautsky comparve per la prima volta in casa sua, così Engels fu respinto dall’onniscienza ed il passivo autocompiacimento del giovane viennese. Come trovava rapidamente le risposte alle questioni più complesse! Vero, Engels stesso era incline a frettolose generalizzazioni, ma egli, al contrario, aveva le ali e la visione di un’aquila, e man mano che passavano gli anni adottò perfino più dello spietato Marx la coscienziosità scientifica verso sé stesso. Ma Kautsky, con tutta la sua capacità, era un uomo dell’Aurea Mediocrità.
“I nove decimi degli autori tedeschi contemporanei”, così il maestro mette in guardia il suo pupillo, “scrivono libri riguardanti altri libri.” (p. 139) In altre parole: nessuna analisi della realtà vivente, nessun movimento progressivo di pensiero. Usando l’occasione del libro di Kautsky sui problemi delle società primitive, Engels cercò di instillare in lui l’idea che fosse possibile dire qualcosa di realmente nuovo in questa enorme ed oscura provincia solo attraverso una studio profondo ed esauriente dell’argomento. Ed aggiunse del tutto spietatamente: “Altrimenti libri come Il Capitale non sarebbero così rari.” (p. 85) Un anno più tardi (20 Settembre 1884) Engels rimprovera ancora Kautsky circa le sue “affermazioni generiche in sfere in cui tu stesso non ti senti affatto sicuro.” (p. 144). Questa nota si scorge nell’intera corrispondenza. Rimproverando Kautsky per aver condannato “l’astrazione” – senza il pensiero astratto generalmente nessun pensiero è possibile – Engels dà una definizione classica che mostra la differenza tra un’astrazione vivificante e una senza vita: “Marx riduce il contenuto comune di cose e rapporti alla sua più universale espressione concettuale, la sua astrazione di conseguenza riproduce in forma di concetto il contenuto già sistemato nelle cose stesse. Rodbertus, al contrario, crea di per sé un’espressione mentale più o meno imperfetta e misura tutte le cose col suo concetto, al quale esse devono essere equiparate.” (p. 144). I nove decimi degli errori del pensare umano sono compresi in questa formula.
Undici anni più tardi, nella sua ultima lettera a Kautsky, Engels, mentre rende la dovuta riconoscenza alle ricerche di Kautsky sui Precursori del Socialismo, rimprovera ancora una volta l’autore per la sua inclinazione verso “i luoghi comuni là dove c’è una lacuna nella ricerca.”
“Rispetto allo stile, allo scopo di restare popolare, tu cadi o nel tono di un editoriale, o nel tono di un maestro di scuola.” (p. 388) Non si possono esprimere in modo più appropriato i manierismi letterari di Kautsky! Allo stesso tempo, la magnanimità intellettuale del maestro verso il suo pupillo fu veramente inesauribile. Era solito leggere gli articoli più importanti del prolifico Kautsky nella loro forma di manoscritto, e ogni sua lettera di critica contiene preziosi suggerimenti, frutto di pensiero serio e qualche volta di ricerca. Il ben conosciuto lavoro di Kautsky Antagonismi di classe nella Rivoluzione Francese, che è stato tradotto in quasi tutte le lingue del genere umano civilizzato, sembra passato anche attraverso il laboratorio intellettuale di Engels. La sua lunga lettera sui movimenti sociali nell’epoca della grande rivoluzione del XVIII secolo – così come sull’applicazione del metodo materialista agli eventi storici – è uno dei documenti più splendidi della mente umana. E’ davvero troppo succinto, e ognuna delle sue formule presuppone un bagaglio di conoscenza troppo grande per poter entrare nella circolazione della lettura generale; ma questo documento, tenuto nascosto così a lungo, rimarrà per sempre non solo la fonte dell’insegnamento teorico, ma anche del piacere estetico per chiunque abbia seriamente valutato le dinamiche dei rapporti di classe in un’epoca rivoluzionaria, così come i problemi generali implicati nell’interpretazione materialistica della storia.

IL DIVORZIO DI KAUTSKY E IL SUO CONFLITTO CON ENGELS

Kautsky afferma – non senza uno scopo nascosto della sua mente come vedremo - che Engels era un mediocre giudice di uomini. Marx fu senza dubbio in gran parte un “pescatore di uomini”. Egli era più abile a giocare con i loro lati forti e deboli, e diede prova di questo per esempio attraverso il suo lavoro piuttosto difficile nell’estremamente eterogeneo Consiglio Generale della Prima Internazionale. Comunque la corrispondenza di Engels è la migliore prova possibile che mentre non sempre manovrò con buon esito nelle relazioni personali, questo fluì dalla sua appassionata spontaneità e affatto dalla sua inabilità a comprendere le persone. Kautsky, egli stesso molto miope sulle questioni psicologiche, adduce come esempio la difesa ostinata di Aveling da parte di Engels, l’amico della figlia di Marx, un uomo che con tutte le sue indubitabili capacità fu una persona di poco valore. Cautamente ma in modo molto perseverante, Kautsky si sforza di fornire l’idea che Engels non diede prova di sensibilità psicologica in rapporto allo stesso Kautsky. Questo è il suo scopo nel sollevare la questione particolare della capacità di Engels come giudice di uomini.
Engels ebbe per tutta la vita un atteggiamento particolarmente tenero verso le donne, come quelle persone che erano doppiamente oppresse. Questo cittadino del mondo con un’educazione enciclopedica era sposato con una semplice operaia tessile, una ragazza irlandese, e dopo la sua morte egli visse con la sorella di lei. La sua tenerezza per entrambi fu veramente notevole. La risposta inadeguata di Marx alla notizia della morte di Mary Burns, la prima moglie di Engels, produsse una piccola nuvola nei loro rapporti, ad ogni modo la prima e l’ultima nuvola nell’arco dei 40 anni della loro amicizia. Engels si comportò verso le figlie di Marx come fossero sue, ma quando Marx, apparentemente senza l’influenza di sua moglie, cercò di intervenire nella vita emotiva delle sue figlie, Engels gli fece diligentemente capire che questi problemi riguardano esclusivamente i partecipanti. Engels ebbe un affetto particolare per Eleanor, la figlia minore di Marx. Aveling divenne il suo fidanzato; era un uomo sposato che aveva rotto con la sua prima famiglia. Questa circostanza generò attorno alla coppia “illegale” l’atmosfera soffocante dell’ipocrisia genuinamente britannica. C’è da meravigliarsi molto che Engels assumesse la forte difesa di Eleanor e del suo amico anche a prescindere dalle qualità morali di quest’ultimo? Eleanor lottò fino all’ultima energia per il suo amore per Aveling. Engels non era sconsiderato, ma giudicò che il problema della personalità di Aveling riguardasse anzitutto Eleanor. Da parte sua egli si fece carico solo del dovere di difenderla contro l’ipocrisia e il pettegolezzo perverso. “Giù le mani!” disse caparbiamente ai pii ipocriti. Alla fine, incapace di farsi coraggio sotto i colpi della vita personale, Eleanor si suicidò.
Kautsky si riferisce anche al fatto che Engels sostenne Aveling in politica. Ma questo è spiegato col semplice fatto che Eleanor, come Aveling, operò politicamente sotto l’influenza diretta dello stesso Engels. In verità, la loro attività non diede i risultati sperati. Ma anche l’attività del loro oppositore Hyndman, che Kautsky continuò a sostenere, risultò un naufragio. La causa del fallimento degli iniziali tentativi marxiani dev’essere cercata nelle condizioni oggettive dell’Inghilterra così magnificamente descritte dallo stesso Engels. L’antagonismo personale di Engels verso Hyndman derivò in particolare dall’ostinata persistenza di quest’ultimo nel sorvolare sul nome di Marx, giustificandosi con l’avversione degli inglesi per le autorità straniere. Engels comunque sospettò che nello stesso Hyndman albergasse “il più sciovinistico John Bull ancora esistente.” (p. 140).
Kautsky cerca di invalidare il sospetto di Engels su questo punto, come se la condotta vergognosa di Hyndman durante la guerra – non una parola da Kautsky su questo! – non avesse messo a nudo il suo marcio sciovinismo nell’anima. Quanto più profondo fu Engels anche in questo caso!
Comunque, la principale istanza dell’“inabilità” di Engels a giudicare gli uomini è in relazione alla vita personale di Kautsky. Nella corrispondenza appena pubblicata, un considerevole posto, se non quello centrale, è occupato dal divorzio di Kautsky dalla sua prima moglie. Senza dubbio questa delicata circostanza trattenne a lungo Kautsky dal pubblicare le vecchie lettere. Oggi per la prima volta, l’episodio completo è dato alla stampa… La giovane coppia Kautsky trascorse più di sei anni a Londra in costante e serena comunione con Engels e il suo circolo familiare. Il Generale fu letteralmente stupefatto dalla notizia del procedimento di divorzio tra Karl e Luise Kautsky che avvenne quasi immediatamente dopo il loro arrivo sul Continente. Gli amici più vicini, volenti o nolenti, divennero in questo conflitto arbitri morali. Engels immediatamente ed incondizionatamente si schierò dalla parte della moglie e fino alla morte non cambiò la sua posizione.
In una lettera del 17 Ottobre 1888, Engels scrive in risposta a Kautsky: “prima di tutto si deve pesare sulla bilancia la differenza tra la posizione degli uomini e delle donne nelle attuali condizioni… Solo in casi estremi, solo dopo matura riflessione, solo se è assolutamente chiaro che tale passo sia necessario, un uomo deve ricorrere a questa misura estrema, ma anche allora, solo nella sua forma più prudente e più mite.” (p. 227). Venendo fuori dalle labbra di Engels, che ben conosceva che i problemi di cuore riguardano solo le parti coinvolte, queste parole suonano come un inatteso moralismo… Non abbiamo né l’occasione né le basi per analizzare il conflitto coniugale, tutti gli elementi del quale non sono a nostra disposizione.
Kautsky stesso quasi si trattiene da ogni commento sul suo episodio familiare, che ha perso importanza da molto tempo. Dai suoi commenti riservati comunque si deve concludere che Engels giunse alla sua posizione sotto l’influenza unilaterale di Luise. Ma da dove questa influenza?
Durante il divorzio entrambi le parti rimasero in Austria. Come nel caso di Eleanor, Kautsky ovviamente evade il nocciolo del problema. Col suo temperamento integro Engels – a parità di tutte le altre condizioni – fu incline a venire in difesa del più debole. Ma è ovvio che ai suoi occhi “tutte le altre condizioni” non erano uguali. La reale possibilità di Luise di influenzarlo parla a suo favore. Dall’altro lato, ci furono molti tratti nella personalità di Kautsky che chiaramente ripugnavano Engels. Questo poté passare sotto silenzio fin quando i loro rapporti rimasero confinati alle questioni di teoria e di politica. Ma dopo che fu trascinato nella disputa familiare per iniziativa dello stesso Kautsky, egli espresse il suo pensiero senza alcuna particolare condiscendenza.
Le idee e la morale di un uomo, come si sa, non sono affatto identiche. In Kautsky il marxista, Engels percepì un piccolo-borghese viennese, autocompiaciuto, egoista e conservatore. Uno dei più importanti strumenti di misura della personalità di un uomo è il suo comportamento verso le donne. Engels ovviamente era dell’opinione che in questa sfera Kautsky il marxista avesse ancora bisogno di indubbi precetti dell’umanitarismo borghese. E’ esattamente questa la spiegazione della condotta di Engels, sia che avesse torto o ragione.
In Settembre 1889, quando il divorzio era già diventato un fatto, Kautsky, con l’ovvio desiderio di dimostrare che non era affatto così ostinato ed egoista, scrisse incautamente ad Engels sul suo senso di “rammarico” per Luise. Ma fu precisamente questa parola che gli fece calare addosso un nuovo scoppio d’indignazione. L’irato Generale tuonò in risposta: “In tutta questa faccenda Luise si è comportata con tale eroismo e femminilità… che se, in generale, qualcuno dev’essere compatito, naturalmente questo non è Luise.” (p. 248) Tali spietate parole – che seguono una dichiarazione più conciliatoria che “solo voi due siete competenti a giudicare, e ciò che approvate dobbiamo accettarlo” (p. 248) – ci forniscono una chiave perfetta per la posizione di Engels sulla questione e ben servono ad illuminare la sua personalità.
Il caso di divorzio si trascinò per lungo tempo, così che Kautsky si trovò costretto a trascorrere a Vienna un intero anno. Al suo ritorno a Londra (Autunno 1889) non ricevette più da Engels il caldo benvenuto a cui si era abituato. Per di più Engels, quasi in modo dimostrativo invitò Luise a diventare la direttrice della sua casa, figura mancante dopo la morte di Helene Demuth. Luise presto si sposò per la seconda volta e visse con suo marito nella casa di Engels. Alla fine questi designò Luise come uno dei suoi eredi. Il Generale non fu solo magnanimo, ma saldo nei suoi affetti. Il 21 Maggio 1895, dieci settimane prima della sua morte, Engels dal suo letto d’ammalato scrisse a Kautsky in tono estremamente irascibile e pieno di biliosi rimproveri, a propos di una questione veramente fortuita. Kautsky proclama categoricamente che questi rimproveri erano totalmente infondati. Forse. Ma non ricevette risposta al suo tentativo di dissipare i sospetti del vecchio uomo. Il 6 Agosto Engels morì. Kautsky tenta di spiegarsi la rottura così tragica con la irritabilità da salute cagionevole del maestro. La spiegazione ovviamente è inadeguata. Insieme con i rimproveri pieni di rabbia la lettera di Engels contiene valutazioni di complessi problemi storici; dà un giudizio favorevole all’ultimo lavoro scientifico di Kautsky, ed in generale testimonia di uno stato mentale di grande lucidità. Per di più, sappiamo dallo stesso Kautsky che il cambiamento nei loro rapporti avvenne sette anni prima della rottura e assunse da subito un carattere inequivocabile.
In Gennaio 1889 Engels stava ancora fermamente considerando di designare Kautsky e Bernstein come esecutori letterari suoi e di Marx. Comunque, per quanto riguarda Kautsky rinunciò presto a quest’idea. Chiese, con un pretesto, che Kautsky restituisse i manoscritti già datigli per la decifrazione e la trascrizione (Le Teorie sul Plusvalore). Questo ebbe luogo nello stesso anno, 1889, in cui non c’era ancora la diceria sulla irritabilità da salute cagionevole. Possiamo solo azzardare una congettura come ragione per la quale Engels cancellò Kautsky dalla lista dei suoi esecutori letterari; ma essa sgorga imperativamente da tutte le circostanze del caso.
Engels stesso, come sappiamo, vide la pubblicazione dell’eredità letteraria di Marx come il compito principale della sua vita. Non c’è nessun indizio di tale comportamento da parte di Kautsky. Il giovane prolifico scrittore era troppo preoccupato di sé stesso per porre ai manoscritti di Marx l’attenzione che Engels richiedeva. Forse il vecchio uomo temette che il prolifico Kautsky, consapevolmente o meno, potesse disporre dell’uso di parecchie idee di Marx come sue proprie “scoperte.” Questa è l’unica spiegazione per la sostituzione di Kautsky con Bebel che teoricamente era meno qualificato, ma che aveva la piena fiducia di Engels. Quest’ultimo non ebbe tale fiducia in Kautsky.
Mentre fino ad ora abbiamo sentito da Kautsky che Engels, contrariamente a Marx, era uno scarso psicologo, in un altro punto dei suoi commenti, unisce entrambi i maestri. Egli scrive: “Essi ovviamente non erano grandi giudici di uomini.” (p. 44). Questa dichiarazione sembra incredibile, se richiamiamo la ricchezza e l’incomparabile precisione delle caratterizzazioni personali che abbondano non soltanto nelle lettere di Marx e nei suoi pamphlets, ma anche ne Il Capitale. Si può dire che Marx poteva stabilire dai tratti individuali una tipologia d’uomo allo stesso modo di come Cuvier ricostruiva un animale da un singolo osso mascellare. Se nel 1852 Marx non fu in grado di intravedere il provocatore ungaro-prussiano Banya – il solo caso a cui Kautsky fa riferimento! – ciò prova solo che Marx non era né un chiaroveggente né uno stregone, ma era esposto a commettere errori nella valutazione delle persone, particolarmente quelle che si facevano vedere fortuitamente. Kautsky ovviamente cerca, con la sua affermazione, di evitare l’impressione di un riferimento sfavorevole fatto da Marx su di lui, dopo il loro unico incontro. Contraddicendosi completamente Kautsky scrive due pagine dopo che “Marx aveva padroneggiato l’arte di maneggiar le persone, mostrandolo nel modo più brillante ed indubbio nel Consiglio Generale dell’Internazionale.” (p. 46).
Rimane una questione: come deve un uomo maneggiare le persone e prenderle a calci “in modo brillante”, senza poter scandagliare il loro carattere?
E’ impossibile non concludere che Kautski aveva tratto un mediocre bilancio dai rapporti coi suoi maestri!

VALUTAZIONI E PREVISIONI

Le lettere di Engels sono piene di caratterizzazioni di individui e valutazioni di avvenimenti della politica mondiale. Ci limiteremo ad alcuni esempi. “Il litterateur paradossale Shaw, ha molto spirito e talento ma come politico ed economista è assolutamente privo di valore.” (p. 338). Questa osservazione del 1892 è tutt’oggi pienamente valida. Il ben noto giornalista V.T. Stead è caratterizzato come “un tipo assolutamente stravagante ma un brillante commerciante di cavalli.” (p. 298). Di Sidney Webb Engels osserva brevemente: “ein echter Britischer politician” (un politico autenticamente britannico). Questo era il termine più severo nel lessico di Engels.
In Gennaio 1889, nell’impeto della campagna di Boulanger in Francia, Engels scrive: ”L’elezione di Boulanger porta la situazione in Francia ad un punto di rottura. I radicali… si sono trasformati in tirapiedi dell’opportunismo, e perciò hanno dato letteralmente alimento al Boulangerismo.” (p. 231).
Queste parole sono stupefacenti per la loro modernità – c’è solo bisogno di mettere il Fascismo al posto del Boulangerismo.
Engels sferza la teoria della trasformazione “evolutiva” del capitalismo in socialismo come “il lento ‘ricoprire’, pio e gioioso, la vetusta brutalità con una società socialista.”.
Questa formula epigrammatica prevede il bilancio della controversia che doveva prender piede molti anni più avanti. Nella stessa lettera Engels fa a pezzi il discorso di un deputato socialdemocratico, Vollmar, “con le sue… rassicurazioni eccessive e non autorizzate che i socialdemocratici non rimarranno ai margini se la loro patria venisse attaccata, e di conseguenza aiuteranno a difendere l’annessione dell’Alsazia-Lorena …”. Engels pretese che gli organi dirigenti sconfessassero Vollmar. Durante la Grande Guerra quando i social-patrioti attaccarono violentemente il nome di Engels in ogni modo possibile, a Kautsky non passò mai per la mente di pubblicare queste righe. Perché prendersela? La guerra causava di per sé sufficienti seccature.
Il primo Aprile 1895 Engels protestò contro l’uso fatto della sua prefazione alle Lotte di classe in Francia di Marx da parte dell’organo centrale del partito, Worwärts. Mediante cancellature l’articolo è così distorto che Engels è furioso: “così vengo ridotto ad essere un pacifico adoratore della legalità ad ogni costo.”. Pretende che questa “infame impressione” (p. 383) venga rimossa ad ogni costo. Engels che allora era vicino al 75° compleanno, ovviamente non era ancora pronto a rinunciare all’entusiasmo rivoluzionario della sua giovinezza!


Se si doveva parlare di tutti gli errori di Engels sulle persone, allora si dovrebbero citare come esempi non Aveling, lo sciattone in vicende personali, e neanche la spia Banya, ma gli eminenti leaders del Socialismo: Victor Adler, Guesde, Bernstein, Kautsky stesso e molti altri. Tutti costoro, senza eccezioni, tradirono le sue aspettative – in verità dopo che era già morto. Ma precisamente il carattere complessivo dell’ ”errore” prova che questo non coinvolge alcun problema di psicologia individuale.
Nel 1884 Engels riferendosi alla socialdemocrazia tedesca, che stava riportando rapide vittorie, scrisse che era un partito “libero da ogni filisteismo nel paese più filisteo del mondo, libero da ogni sciovinismo nel paese europeo più ubriaco di vittoria.” (p. 154). Il corso successivo degli eventi provò che Engels aveva visualizzato la direzione futura dello sviluppo rivoluzionario secondo una linea troppo diritta. Soprattutto egli non intravide il poderoso boom capitalistico che incominciò immediatamente dopo la sua morte e che durò fino all’epoca della guerra imperialista. Fu esattamente nel corso di questi 15 anni di esuberante economia che ebbe luogo la completa degenerazione opportunistica dei circoli dirigenti del movimento operaio.
La degenerazione si rivelò pienamente durante la guerra e, in ultima analisi, condusse all’infame capitolazione al socialismo nazionale. Secondo Kautsky, Engels perfino negli anni ’80, era della dichiarata opinione che la rivoluzione tedesca “prima porterebbe al potere la democrazia borghese, e solo più tardi la socialdemocrazia.” In contrapposizione a questo lo stesso Kautsky intravide che l’“imminente rivoluzione tedesca potrebbe essere solo proletaria.”(p. 190) La cosa notevole in rapporto a questa vecchia differenza d’opinione, che di rado è riportata correttamente, è che Kautsky fallisce anche nel sollevare la questione di che tipo fosse in realtà la rivoluzione tedesca del 1918. Perché in questo caso egli avrebbe dovuto dire: la rivoluzione fu una rivoluzione proletaria; essa pose immediatamente il potere nelle mani della socialdemocrazia, ma questa, con l’aiuto dello stesso Kautsky, restituì il potere alla borghesia che, dimostrandosi incapace di restare al potere, dovette chiamare Hitler in aiuto.
La realtà storica è infinitamente più ricca di possibilità e di fasi transitorie dell’immaginazione del più grande genio. Il valore delle previsioni politiche risiede non nel fatto che esse coincidano con ogni fase della realtà, ma nel fatto che esse aiutino a scorgere il suo sviluppo autentico.
Da questo punto di vista Engels ha superato il tribunale della storia.

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