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K. Marx, Introduzione del 1857

Capitolo 2. Il rapporto generale tra produzione, distribuzione, scambio e consumo.

Prima di entrare in un’ analisi più approfondita della produzione è necessario aver presenti le diverse rubriche, che gli economisti le pongono accanto.

La rappresentazione, che di primo acchito si offre: - nella produzione, i membri della società rendono propri (ricavano, formano) ai bisogni umani i prodotti naturali; la distribuzione determina la proporzione, in cui il singolo può disporre di tali prodotti; lo scambio porta al singolo i particolari prodotti, in cui egli vuol convertire la quota, che gli è stata assegnata dalla distribuzione; nel consumo, infine, i prodotti divengono oggetto del godimento, dell’appropriazione individuale. La produzione ricava gli oggetti corrispondenti ai bisogni; la distribuzione li suddivide secondo leggi sociali; lo scambio distribuisce il già distribuito ma, questa volta, secondo necessità individuali; infine, nel consumo il prodotto esce da questo movimento sociale, diviene direttamente oggetto della singola necessità e la soddisfa. La produzione, dunque, fa la sua comparsa come punto di partenza, il consumo come punto finale e la distribuzione e lo scambio come fase intermedia, ma sotto duplice forma, in quanto la distribuzione è il momento determinato dalla società, lo scambio invece dall’individuo. Nella produzione la persona si oggettiva e, nella persona, si soggettivista la cosa (die Sacche); nella distribuzione, -sotto forma di generali, imperative determinazioni- la società si assume il compito della mediazione tra produzione e consumo, che, nello scambio, vengono mediati dalla casuale determinatezza (Bestimmtheit) degli individui.

La distribuzione determina la proporzione (il quanto), in cui i prodotti vanno agli individui; lo scambio determina su quale produzione l’individuo rivendica la parte, che la distribuzione gli ha assegnato.

Produzione, distribuzione, scambio, consumo costituiscono un sillogismo in piena regola; la produzione è l’universale, la distribuzione e lo scambio il particolare, il consumo l’individuale, in cui il tutto si conclude (27). Certamente questa è una connessione, ma superficiale. La produzione è determinata da generali leggi di natura; la distribuzione lo è dalla casualità sociale e, quindi, può avere effetti più o meno favorevoli sulla produzione; lo scambio si colloca tra le due in quanto movimento formalmente sociale e l’atto conclusivo del consumo, che non solo vien concepito come termine ultimo, ma anche come scopo finale, propriamente si colloca al di fuori dell’economia, tranne che per la misura in cui torna ad agire sul punto di partenza, dando così un nuovo inizio all’intero processo.

Gli avversari degli economisti -siano essi interni o esterni al loro ambito-, che rimproverano loro il modo barbarico con cui dissociano ciò che è connesso, o si collocano sul loro stesso terreno o sono perfino loro inferiori. Nulla è più abituale che rimproverare gli economisti di concepire la produzione del tutto come scopo a sé. Lo stesso spetterebbe alla distribuzione. Al fondo di questa obiezione c’è la concezione (Vorstellung) economica, secondo cui la distribuzione è, accanto alla produzione, una sfera autonoma e indipendente, ovvero i momenti non sono colti nella loro unità. Come se questo scindere non venisse alla dottrina dalla realtà, ma al contrario fosse penetrata nella realtà a partire dalla dottrina, e come se si trattasse, qui, di un raffronto dialettico di concetti e non della concezione di rapporti reali!

[Consumo e produzione].

a1) La produzione è immediatamente anche consumo. Duplice consumo: soggettivo e oggettivo; l’individuo, il quale nella produzione sviluppa le proprie capacità ( - n 28), le dà via anche, le consuma nell’atto del produrre, esattamente come la procreazione naturale è un consumo di forze vitali. In secondo luogo: consumo degli strumenti di produzione, che vengono usati e consumati e che, parzialmente (ad es., la combustione) tornano a scomporsi negli elementi generali ( - n 29). Appunto, consumo della materia prima, la quale non permane nella sua forma sensibile (Gestalt) e nelle sue disposizioni naturali (Beschaffenheit),, ma che piuttosto vien consumata. Lo stesso atto della produzione, dunque, è in ogni suo momento anche un atto del consumo. Ma questo gli economisti lo concedono. Essi chiamano consumo produttivo, appunto, la produzione in quanto immediatamente identica al consumo, il consumo in quanto immediatamente coincidente con la produzione. Questa identità di consumo e produzione riporta al principio di Spinoza: determinatio est negatio ( - n 30).

Ma questa determinazione del consumo produttivo, appunto, viene posta nel senso di separare il consumo, che è identico alla produzione, dal consumo in senso proprio, il quale, a sua volta, è concepito quale opposto, che riduce a nulla (vernichtender Gegensatz) la produzione.

Il consumo è immediatamente anche produzione, così come in natura il consumo degli elementi e delle sostanze chimiche è anche produzione delle piante, ecc. E’ del tutto chiaro -ad es., nella nutrizione, che è una forma di consumo- come l’uomo produca il suo stesso corpo. Ma ciò vale per ogni altro tipo di consumo, che in un modo o nell’altro per un qualche lato produca l’uomo. Produzione consumatrice. Ma, dice l’economia, questa produzione, che è identica al consumo, è una seconda produzione, che si genera dall’ annichilimento del primo prodotto. Nella prima produzione, il produttore si fa ‘cosa’ (versachlichen); nella seconda, invece, la cosa (Sache) costruita dal produttore si personifica. Dunque, questa produzione consumatrice -per quanto immediata sia l’unità fra produzione e consumo- è essenzialmente diversa dalla produzione propriamente. L’immediata unità -in cui si ha la coincidenza di produzione e consumo e di consumo e produzione- non toglie la loro immediata dualità. La produzione è, dunque, immediatamente consumo ed il consumo è immediatamente produzione. Ognuno è immediatamente il proprio opposto (Gegenteil). Tuttavia, si trova un movimento che media i due. La produzione media il consumo, di cui costruisce il materiale -consumo, a cui, d’altronde, mancherebbe la materia (Gegenstand), in mancanza di produzione. Ma a sua volta il consumo media la produzione, in quanto costruisce il soggetto per i prodotti -soggetto, per il quale essi sono prodotti ( - n 31). Il prodotto ha nel consumo il suo finish ( - n 32), il suo tocco finale. Una ferrovia, su cui non si viaggi, che non sia usata, consumata, è una ferrovia solo d u n a m e i , non realmente.

Senza produzione non c’è consumo, ma anche senza consumo non c’è produzione, dacché altrimenti la produzione sarebbe priva di scopo (zwecklos). In un doppio senso il consumo produce la produzione, 1) in quanto solo nel consumo il prodotto è effettivamente se stesso, ad es., un abito diviene effettivamente un abito, quando viene indossato; una casa, che non sia abitata, di fatto non è per nulla effettivamente una casa; dunque, in quanto prodotto -a differenza di ciò che avviene con un mèro oggetto naturale- si verifica, cioè, diviene un prodotto nel consumo. Il consumo dà al prodotto -in quanto lo dissolve- il tocco finale; poiché prodotto è la produzione non in quanto attività reificata (versachlichte), ma solo in quanto materia (Gegenstand) per il soggetto attivo ( - n 33); 2) in quanto il consumo crea il bisogno di una nuova produzione, è il fondamento ideale della produzione, quel fondamento che dall’interno la sollecita, insomma, il suo presupposto. Il consumo produce la spinta (Trieb) ( - n 34) alla produzione; esso fornisce anche la materia che è attiva nella produzione, in quanto ne determina lo scopo. Se è chiaro che la produzione fornisce nell’esteriorità la materia del consumo, allora è altrettanto chiaro che il consumo pone idealmente la materia della produzione, come immagine (Bild) interna, come spinta e come scopo. Il consumo fornisce le materie alla produzione in una forma ancora soggettiva. Senza bisogno, nessuna produzione. Ma il consumo riproduce il bisogno.

Dal lato della produzione, a ciò corrisponde che 1) essa fornisce al consumo il materiale, l’oggetto. Un consumo senza materiale non è affatto un consumo; dunque, essendo fornito da questo lato dalla produzione, appunto- questa produce il consumo. 2) Ma non è solo la materia, che la produzione crea per il consumo. Essa dà al consumo anche la sua determinatezza, il suo carattere, il suo finish. Così come il consumo dà al prodotto, in quanto prodotto, il suo finish, analogamente la produzione dà il suo finish al consumo. La materia non è una materia in generale, ma sì una materia determinata, la quale ha da essere consumata in un modo determinato che, a sua volta, ha da esser mediato dalla produzione. La fame è la fame; tuttavia, una fame che venga soddisfatta da carne cotta mangiata con coltello e forchetta, è una fame diversa da quella che vien placata da carne cruda mangiata, servendosi di mani, unghie e denti. Mediante la produzione non è solo prodotta la materia del consumo, ma anche il modo del consumo; la produzione opera non solo sul piano oggettivo, ma anche su quello soggettivo. La produzione crea anche i consumatori. 3) La produzione non solo fornisce un materiale al bisogno, ma sì anche un bisogno al materiale. Quando il consumo esce dalla sua prima, immediata rozzezza naturale -ed il rinvio ad essa sarebbe il risultato di una produzione ancora immersa nella rozzezza naturale-, allora il consumo, anche come impulso, è mediato dalla materia. Il bisogno, che il consumo avverte di quella certa materia risulta dal percepirla. Il materiale artistico -così come ogni altro prodotto- costruisce un senso artistico ed un pubblico capace di godimento artistico. Dunque, la produzione non produce solo un materiale per il soggetto, ma anche un soggetto per il materiale. Quindi la produzione produce il consumo 1) poiché le fornisce il materiale; 2) poiché determina il modo del consumo; 3) poiché essa genera come bisogno nei consumatori quei prodotti posti da essa stessa come materiale. Essa, dunque, produce materiale per il consumo, modo del consumo, spinta al consumo. Altrettanto il consumo produce la disposizione (Anlage) del produttore, poiché lo sollecita nel senso di un bisogno ben orientato.

Da tre punti di vista, dunque, appare l’identità fra produzione e consumo:

1) Identità immediata: la produzione è consumo; il consumo è produzione. Produzione consumatrice. Consumo produttivo. Gli economisti chiamano entrambi consumo produttivo. Si fa, però, ancora una differenza. La prima figura come riproduzione; la seconda come consumo produttivo. Tutte le ricerche, che riguardano la prima, si occupano del lavoro produttivo o improduttivo; quelle, invece, che riguardano la seconda, si occupano del consumo produttivo o improduttivo.

2) Appaiono come medio l’una dell’altro; con il che si esprime la reciproca dipendenza; un movimento, mediante cui appaiono relazionate l’una all’altra, indispensabili l’una all’altro, restando, tuttavia, reciprocamente esteriori. La produzione crea, come oggetto esteriore, il materiale per il consumo; il consumo, da parte sua, produce il bisogno, come oggetto interno, come scopo della produzione. Senza produzione niente consumo; senza consumo niente produzione. Nell’economia, figura in molte forme.

3) Non solo la produzione è immediatamente consumo e il consumo immediatamente produzione; ma anche la produzione è solo mezzo per il consumo e il consumo scopo della produzione, ovvero, si forniscono reciprocamente la materia: la produzione la fornisce nell’esteriorità al consumo; questi la fornisce, in quanto immaginata, alla produzione; entrambi non sono solo -immediatamente o mediatamente- l’altro, ma la produzione costruisce se stessa e il consumo, e il consumo costruisce se stesso e la produzione, dacché l’una realizzandosi crea l’altro e vice versa. Il consumo porta a termine l’atto della produzione, poichè il consumo compie il prodotto in quanto prodotto, lo dissolve, ne distrugge la forma di cosa (sachliche Form); poiché il consumo rende stabile, mediante il bisogno la disposizione, già sviluppata nel primo atto della produzione, Il consumo, dunque, non è solo l’atto conclusivo mediante cui il prodotto diviene prodotto, ma anche quelle mediante cui il produttore diviene effettivamente tale. Dall’altro lato la produzione produce il consumo, poiché crea il modo determinato del consumo e poiché essa rende autentico bisogno lo stimolo (Reiz) al consumo, la capacità di consumo. L’identità -qui indicata sotto 3)- è variamente illustrata dall’economia come rapporto (Verhältnis) domanda/offerta, oggetti/bisogni sia naturali che prodotti dalla vita sociale (Sozietät).

Di qui, nulla di più facile per un hegeliano ( - n 35)che porre l’identità di produzione e consumo. E ciò è avvenuto non solo ad opera della bellettristica ( - n 36)socialista ma, anche, ad opera di prosaici economisti, come ad es. J-B. Say; nella forma che quando si studia un popolo, il suo consumo è la sua produzione. Storch ha mostrato la falsità di ciò, poiché un popolo, ad es., non consuma solamente il suo prodotto, ma crea anche strumenti di produzione ecc., capitale fisso ecc. Se si analizza la società come un unico soggetto, la si analizza in modo falso; speculativamente. In un unico soggetto, produzione e consumo si presentano come momenti di un solo atto. Qui l’importante è sottolineare che se analizzati come attività di un solo soggetto o di molti individui, comunque, produzione e consumo appaiono momenti di un processo, in cui la produzione è l’effettivo punto di partenza e, dunque, anche il momento predominante ( - n 37). Il consumo in quanto necessità, in quanto bisogno è, esso stesso, un momento interno dell’attività produttiva. Quest’ultima, però, è il punto d’avvio della realizzazione e dunque anche il suo momento predominante e l’atto da cui l’intero processo si ripropone. L’individuo produce un oggetto e consumandolo ritorna a sé, ma come individuo produttivo, che riproduce anche se stesso. Il consumo appare così momento della produzione.