Il Capitale

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CAPITOLO DICIOTTESIMO34


LA RIPRODUZIONE E LA CIRCOLAZIONE DEL CAPITALE COMPLESSIVO SOCIALE



I. Argomento della ricerca.

   Il processo diretto di produzione del capitale è il suo processo di lavoro e di valorizzazione, il processo il cui risultato è il prodotto-merce, e il cui motivo determinante è la produzione di plusvalore.
   Il processo di riproduzione del capitale abbraccia tanto questo processo diretto di produzione, quanto le due fasi del processo di circolazione vero e proprio, cioè il ciclo complessivo che come processo periodico — processo che si ripete sempre di nuovo in determinati periodi — forma la rotazione del capitale.
   Sia che consideriamo il ciclo nella forma D... D’ ovvero nella forma P... P, il processo diretto di produzione P costituisce sempre soltanto un elemento di questo ciclo. Nella prima forma, esso appare come mediazione del processo di circolazione, nell’altra il processo di circolazione appare come mediazione di esso. Il suo costante rinnovarsi, il costante ripresentarsi del capitale come capitale produttivo è condizionato in entrambi i casi dalle sue trasformazioni nel processo di circolazione. D’altro lato, il processo di produzione costantemente rinnovato è condizione delle trasformazioni che il capitale compie sempre di nuovo nella sfera della circolazione, del suo alterno presentarsi come capitale monetario e capitale-merce.
   Ma ogni singolo capitale costituisce soltanto una frazione autonomizzata, dotata, per così dire, di vita individuale, del ca-


       34 Dal manoscritto II.


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pitale complessivo sociale, così come ogni singolo capitalista costituisce soltanto un elemento individuale della classe dei capitalisti. Il movimento del capitale sociale consta della totalità dei movimenti delle sue frazioni autonomizzate, delle rotazioni dei capitali individuali. Come la metamorfosi della singola merce è un elemento della serie di metamorfosi del mondo delle merci, cioè della circolazione delle merci, così la metamorfosi del capitale individuale, la sua rotazione, è un elemento nel ciclo del capitale sociale.
  Questo processo totale comprende tanto il consumo produttivo (il processo diretto di produzione) con le trasformazioni di forma (scambi, considerati sotto l’aspetto materiale) che lo mediano, quanto il consumo individuale con le trasformazioni di forma o scambi che lo mediano. Esso comprende, da un lato, la conversione di capitale variabile in forza-lavoro, e quindi l’incorporazione della forza-lavoro nel processo capitalistico di produzione. Qui l’operaio compare come venditore della sua merce, la forza-lavoro, e il capitalista come compratore della stessa. D’altro lato però, nella vendita delle merci è compreso anche l’acquisto di esse da parte della classe operaia, cioè il consumo individuale di esse. Qui la classe operaia compare come compratrice ed i capitalisti come venditori di merce agli operai.
   La circolazione del capitale-merce comprende inoltre la circolazione del plusvalore, dunque anche le compravendite per mezzo delle quali i capitalisti attuano il proprio consumo individuale, il consumo del plusvalore.
   Il ciclo dei capitali individuali visti nel loro complesso come capitale sociale, cioè il ciclo considerato nella sua totalità, comprende dunque non soltanto la circolazione del capitale, ma anche la circolazione generale delle merci. Quest’ultima non può consistere inizialmente che di due sole parti costitutive: 1) il ciclo vero e proprio del capitale, e 2) il ciclo delle merci che entrano nel consumo individuale, cioè delle merci in cui l’operaio spende il suo salario e il capitalista il suo plusvalore (o parte del suo plusvalore). È vero che il ciclo del capitale comprende anche la circolazione del plusvalore, in quanto questo rappresenta una parte del capitale-merce altresì la trasformazione di capitale variabile in forza-lavoro, il pagamento del salario. Ma l’esborso in merci di questo plusvalore e salario non costituisce un elemento della circolazione del capitale sebbene almeno l’esborso del salario condizioni questa circolazione.
   Nel Libro I il processo capitalistico di produzione è stato ana-


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lizzato, sia come fatto isolato che come processo di riproduzione: la produzione del plusvalore e la produzione del capitale stesso. Il cambiamento di forma e di materia, che il capitale subisce entro la sfera della circolazione, lo abbiamo presupposto, senza soffermarci sull’argomento. Abbiamo dunque presupposto che il capitalista, da un lato, vende il prodotto al suo valore, dall’altro, entro la sfera della circolazione trova già i mezzi materiali di produzione per ricominciare il processo o per proseguirlo in maniera continuativa. L’unico atto entro la sfera della circolazione sul quale abbiamo dovuto soffermarci, è stato la compravendita della forza-lavoro come condizione fondamentale della produzione capitalistica.
   Nella prima sezione di questo Libro II sono state considerate le differenti forme che il capitale assume nel suo ciclo e le differenti forme di questo ciclo stesso. Al tempo di lavoro, considerato nel Libro I, si aggiunge ora il tempo di circolazione.
   Nella seconda sezione il ciclo è stato considerato come periodico, cioè come rotazione. Da un lato si è mostrato come le differenti parti costitutive del capitale (fisso e circolante) compiano in differenti lassi di tempo e in differente modo il ciclo delle forme; d’altro lato si sono esaminate le circostanze che determinano le differenze nella durata dei periodi di lavoro e dei periodi di circolazione. Si è mostrata l’influenza dei periodi ciclici e dei diversi rapporti fra le loro parti costitutive sull’estensione del processo di produzione stesso, come sul saggio annuo del plusvalore. Di fatto, se nella prima sezione sono state trattate principalmente le forme successive che il capitale nel suo ciclo costantemente assume e depone, nella seconda sezione si è visto invece come, entro questo flusso e questa successione di forme, un capitale di grandezza data si suddivida contemporaneamente, se pure in estensione variabile, nelle differenti forme di capitale produttivo, capitale monetario e capitale-merce, cosicchè non soltanto esse si alternano reciprocamente, ma costantemente differenti parti del valore-capitale complessivo si trovano e operano una accanto all’altra in questi differenti stati. Il capitale monetario, segnatamente, si è presentato con una peculiarità che non era apparsa nel Libro I. Si sono trovate determinate leggi secondo le quali parti costitutive di un dato capitale, di grandezza diversa a seconda delle condizioni della rotazione, devono essere costantemente anticipate e rinnovate nella forma di capitale monetario, affinché un capitale produttivo di volume dato possa funzionare senza interruzioni.
   Nella prima come nella seconda sezione si è però trattato sem-


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pre soltanto di un capitale individuale, del movimento di una parte autonomizzata del capitale sociale.
   Ma i cicli dei capitali individuali si intrecciano gli uni con gli altri, si presuppongono e condizionano reciprocamente, e appunto in questo intrecciarsi formano il movimento del capitale sociale complessivo. Come nella circolazione semplice delle merci la metamorfosi complessiva di una merce appare come elemento della serie di metamorfosi del mondo delle merci, così ora la metamorfosi del capitale individuale appare come elemento della serie di metamorfosi del capitale sociale. Ma se la circolazione semplice delle merci non implicava affatto necessariamente la circolazione del capitale, — poiché essa può svolgersi sul fondamento di una produzione non capitalistica — invece il ciclo del capitale complessivo sociale implica, come è stato già notato, anche la circolazione delle merci che non rientra nel ciclo del capitale singolo, cioè la circolazione delle merci che non costituiscono capitale.
   Rimane ora da esaminare il processo di circolazione (che nel suo complesso è forma del processo di riproduzione) dei capitali individuali in quanto parti costitutive del capitale complessivo sociale, cioè il processo di circolazione di questo capitale complessivo sociale.
  
   II. La funzione del capitale monetario.
  
   Passiamo ora a trattare del capitale monetario considerato come parte costitutiva del capitale complessivo sociale, sebbene l’argomento si inserisca in una parte successiva di questa sezione.
   Nel considerare la rotazione del capitale individuale, si sono manifestati due aspetti del capitale monetario.
   Primo: esso costituisce la forma in cui ogni capitale individuale compare sulla scena, inizia il suo processo in quanto capitale. Esso appare perciò come primus motor che dà impulso all’intero processo.
   Secondo: a seconda della differente lunghezza del periodo di rotazione e del differente, rapporto tra le sue due parti costitutive — periodo di lavoro e periodo di circolazione — la parte costitutiva del valore-capitale anticipato che deve essere costantemente anticipata e rinnovata in forma di denaro varia in rapporto al capitale produttivo che essa pone in movimento, cioè in rapporto alla scala continuativa di produzione. Ma qualunque


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sia questo rapporto, la parte del valore-capitale in processo che può costantemente operare come capitale produttivo è in ogni caso limitata dalla parte del valore-capitale anticipato che deve costantemente esistere in forma di denaro accanto al capitale produttivo. Si tratta qui soltanto della rotazione normale, di una media astratta. Si prescinde qui da capitale monetario addizionale necessario per compensare arresti di circolazione.
   Al primo punto. La produzione di merce presuppone la circolazione di merci, e la circolazione di merci presuppone la rappresentazione della merce come denaro, la circolazione monetaria; lo sdoppiarsi della merce in merce e denaro è una legge della rappresentazione del prodotto come merce. Parimenti la produzione capitalistica di merci — considerata tanto socialmente quanto individualmente — presuppone il capitale in forma di denaro ossia il capitale monetario come primus motor di ogni impresa che inizia la sua attività, e come motore continuo. Specialmente il capitale circolante presuppone l’intervento costantemente ripetuto in periodi di tempo piuttosto brevi, del capitale monetario in funzione di motore. L’intero valore-capitale anticipato, cioè tutte le parti costitutive del capitale che constano di merci, forza-lavoro, mezzi di lavoro e materie di produzione, devono costantemente essere comprate e ricomprate con denaro. Ciò che vale qui per il capitale individuale, vale per il capitale sociale, che opera soltanto sotto forma di molti capitali individuali. Ma come già è stato mostrato nel Libro I, da ciò non deriva affatto che il campo di funzione del capitale, la scala della produzione, anche su base capitalistica, dipenda nei suoi limiti assoluti dal volume del capitale monetario in funzione.
   Nel capitale sono incorporati elementi di produzione, il cui ampliarsi è indipendente, entro certi limiti, dalla grandezza del capitale monetario anticipato. La forza-lavoro può essere sfruttata di più, estensivamente e intensivamente, con un pagamento uguale. Se con questo maggiore sfruttamento il capitale monetario viene aumentato (cioè elevato il salario), ciò non avviene proporzionalmente, quindi non avviene affatto pro tanto.
   La materia naturale sfruttata produttivamente — che non costituisce elemento di valore del capitale — terra, mare, minerali, foreste ecc., con una maggior tensione dello stesso numero di forze-lavoro viene sfruttata di più, intensivamente o estensivamente, senza che si verifichi un aumento nell’anticipo di capitale monetario. Gli elementi reali del capitale produttivo vengono così aumentati senza che sia necessaria un’aggiunta di capi-


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tale monetario. In quanto essa si renda necessaria per materie sussidiarie addizionali, il capitale monetario in cui è anticipato il valore-capitale non viene aumentato in proporzione all’ampliamento dell’attività del capitale produttivo, quindi non viene aumentato affatto pro tanto.
   Gli stessi mezzi di lavoro, quindi lo stesso capitale fisso, possono essere utilizzati più efficacemente tanto mediante un prolungamento del loro quotidiano tempo d’uso, quanto mediante un aumento nell’intensità del loro impiego, senza esborso addizionale di denaro per capitale fisso. In questo caso si verifica soltanto una rotazione più rapida del capitale fisso, ma anche gli elementi della sua riproduzione vengono forniti più rapidamente.
   Prescindendo dalla materia naturale, forze naturali che non costano nulla possono essere incorporate come agenti nel processo di produzione, con maggiore o minore efficacia. Il grado della loro efficacia dipende da metodi e progressi scientifici che non costano nulla al capitalista.
   Lo stesso vale per la combinazione sociale della forza-lavoro nel processo di produzione e per l’abilità accumulata dei singoli operai. Carey calcolava che il proprietario fondiario non riceve mai abbastanza, perché non gli viene pagato tutto il capitale, rispettivamente il lavoro, che è stato immesso nel suolo a memoria d’uomo, per dare ad esso la sua attuale produttività. (Naturalmente non si parla della produttività che gli viene tolta). A questo modo, il singolo operaio dovrebbe essere pagato in base al lavoro che è costato all’intero genere umano cavar fuori da un selvaggio un moderno meccanico. Invece si dovrebbe dire: se si calcola tutto il lavoro non pagato ma monetizzato da proprietari fondiari e capitalisti, che si trova nel suolo, tutto il capitale immesso nel suolo è stato più e più volte ripagato a usura, dunque la proprietà fondiaria è stata da lungo tempo e ripetutamente ricomprata dalla società.
   L’accrescimento delle forze produttive del lavoro, in quanto non presupponga un esborso addizionale di valori-capitale, accresce bensì in prima istanza soltanto la massa del prodotto, non il suo valore; se non in quanto rende possibile con lo stesso lavoro la riproduzione e quindi la conservazione di valore di più capitale costante. Ma esso contemporaneamente forma nuova materia-capitale, e fornisce quindi la base di un’aumentata accumulazione del capitale.
   Quanto al fatto che l’organizzazione del lavoro sociale stesso e il conseguente accrescimento della forza produttiva sociale del lavoro


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esige che si produca su grande scala e perciò che un singolo capitalista anticipi in grandi masse capitale monetario, è già stato mostrato nel Libro I che ciò avviene in parte attraverso la centralizzazione dei capitali in poche mani, senza che debba crescere in assoluto il volume dei valori-capitale in funzione, e perciò anche il volume del capitale monetario in cui essi vengono anticipati. La grandezza dei singoli capitali può crescere attraverso la centralizzazione in poche mani, senza che cresca la loro somma sociale. È mutata soltanto la ripartizione dei singoli capitali.
   Nella sezione precedente è stato infine mostrato come l’abbreviarsi del periodo di rotazione permetta di mettere in movimento con un capitale monetario minore lo stesso capitale produttivo, oppure con lo stesso capitale monetario un capitale produttivo maggiore.
   Ma tutto ciò, evidentemente, non ha nulla a che fare con la vera questione del capitale monetario. Quanto precede dimostra soltanto che il capitale anticipato — una data somma di valore che nella sua forma libera, nella sua forma di valore, consiste in una certa somma di denaro — dopo la sua trasformazione in capitale produttivo, comprende potenze produttive i cui limiti non sono dati da suoi limiti di valore, ma possono in diverso modo operare, intensivamente o estensivamente, entro un certo campo d’azione. Dati i prezzi degli elementi di produzione — mezzi di produzione e forza-lavoro — è determinata la grandezza del capitale monetario che è necessaria per acquistare una determinata quantità di questi elementi di produzione presenti come merci. Ossia, è determinata la grandezza di valore del capitale da anticipare. Ma la misura in cui questo capitale opera come creatore di valore e di prodotto è elastica e variabile.
   Al secondo punto. Va da sé che la parte del lavoro e dei mezzi di produzione sociali che deve essere spesa annualmente nella produzione o nell’acquisto di oro per sostituire monete consumate, costituisce pro tanto una sottrazione al volume della produzione sociale. Ma per quanto riguarda il valore monetario, che ha la funzione in parte di mezzo di circolazione, in parte di tesoro, esso già c’è, è acquisito, esiste accanto alla forza-lavoro, ai mezzi di produzione prodotti ed alle fonti naturali della ricchezza. Esso non può essere considerato come un limite a questi ultimi. Attraverso la sua trasformazione in elementi di produzione, attraverso lo scambio con altri popoli, la scala di produzione potrebbe venir allargata. Ciò presuppone tuttavia che, comunque, il denaro assolva la sua funzione di moneta mondiale.


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  Secondo la lunghezza del periodo di rotazione, è necessaria una massa maggiore o minore di capitale monetario per mettere in movimento il capitale produttivo. Abbiamo visto altresì come la ripartizione del periodo di rotazione in base al tempo di lavoro e al tempo di circolazione condizioni un aumento del capitale che è latente in forma di denaro o il cui impiego è stato sospeso.
   Se il periodo di rotazione viene determinato dalla lunghezza del periodo di lavoro, esso viene determinato, rimanendo invariate le altre condizioni, dalla natura materiale e non dallo specifico carattere sociale del processo di produzione. Sulla base della produzione capitalistica, tuttavia, operazioni più ampie e di più lunga durata determinano maggiori anticipi di capitale monetario per più lungo tempo. La produzione in tali sfere dipende dunque dai limiti entro i quali il singolo capitalista può disporre di capitale monetario. Questo limite viene spezzato dal sistema creditizio e dall’associazione ad esso connessa, di cui sono un esempio le società per azioni. Perturbamenti sul mercato monetario arrestano perciò l’attività di tali imprese, mentre queste stesse imprese, a loro volta, provocano perturbamenti sul mercato monetario.
   Sulla base della produzione sociale si dovrà determinare in che misura queste operazioni, che per un tempo piuttosto lungo sottraggono forza-lavoro e mezzi di produzione, senza fornire durante questo tempo un prodotto come effetto utile, possono essere compiute senza danneggiare i rami di produzione che in modo continuativo, più volte nell’anno, non soltanto sottraggono forza-lavoro e mezzi di produzione, ma forniscono anche mezzi di sussistenza e mezzi di produzione. Tanto nella produzione sociale quanto nella produzione capitalistica, gli operai occupati in branche a più breve periodo di lavoro sottrarranno sempre solo per più breve tempo prodotti senza rendere un prodotto; mentre le branche a lungo periodo di lavoro li sottraggono in maniera continua per un tempo più lungo prima di restituirli. Questa circostanza scaturisce dunque dalle condizioni oggettive del processo lavorativo in questione, non dalla sua forma sociale. Con la produzione sociale viene meno il capitale monetario. La società ripartisce forza-lavoro e mezzi di produzione nelle diverse branche. I produttori possono anche ricevere dei buoni di carta, mediante i quali prelevano dalle scorte sociali di consumo una quantità corrispondente al loro tempo di lavoro. Questi buoni non sono denaro. Essi non circolano.
   Si vede come, in quanto il bisogno di capitale monetario scaturisce dalla lunghezza del periodo di lavoro, ciò dipenda da due


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circostanze: primo, che in generale il denaro e la forma in cui ogni capitale individuale (prescindendo dal credito) deve presentarsi per trasformarsi in capitale produttivo; ciò deriva dalla natura della produzione capitalistica, e in generale della produzione di merci. Secondo, la grandezza del necessario anticipo di denaro [e la durata dell’anticipo] dipende dal fatto che durante un tempo piuttosto lungo vengono costantemente sottratti alla società forza-lavoro e mezzi di produzione, senza che venga ad essa restituito durante questo tempo un prodotto ritrasformabile in denaro. La prima circostanza, per cui il capitale da anticipare dev’essere anticipato in forma di denaro, non viene soppressa dalla forma di questo denaro stesso, sia esso moneta metallica, moneta di credito, segno di valore ecc.. Riguardo alla seconda circostanza è del tutto indifferente con quale mezzo monetario ovvero in quale forma vengono sottratti alla produzione lavoro, mezzi di sussistenza e mezzi di produzione, senza che venga nuovamente immesso nella circolazione un equivalente.