IL DUPLICE CARATTERE DELLA PROPRIETA' STATALE

Si deve ad Engels, nell'Anti-Duhring, la descrizione della tendenza dello sviluppo delle forze produttive alla proprietà statale. Sulla base di questa unica descrizione, concretamente ridotta ad una unica e sola citazione letterale del testo di Engels, si è voluta basare tutta la prospettiva strategica che da tale descrizione inevitabilmente discende.

Anche se l'interpretazione che del testo di Engels si è data fosse stata corretta, il metodo sarebbe stato comunque errato. Anziché analizzare il Capitalismo di Stato, se non altro dall'osservatorio privilegiato italiano, per comprendere appieno, a fondo, l'insegnamento di Engels, tanto più prezioso proprio perché raro, è stato sempre seguito il metodo esattamente opposto adoperando Engels per chiarirsi una realtà non compresa e finendo quindi col mal interpretare Engels.

Nell'Anti-Duhring Engels descrive il processo oggettivo dello sviluppo delle forze produttive, dei mezzi di produzione. "Tanto il periodo di grande prosperità nell'industria con la sua illimitata inflazione creditizia, quanto lo stesso crac con la rovina di grandi imprese capitalistiche, spingono a quella forma di socializzazione di masse considerevolmente grandi di mezzi di produzione, che incontriamo nelle diverse specie di anonime. Molti di questi mezzi di produzione e di scambio sono sin dal principio così enormi da escludere, come ad es. avviene nelle strade ferrate, ogni altra forma di sfuttamento capitalistico.". Ad un certo grado nello sviluppo delle forze produttive, nell'es. di Engels le strade ferrate, inevitabilmente si accompagna una "socializzazione" delle forze produttive stesse. L'enorme quantità di capitale da anticipare per la costruzione delle ferrovie ed i tempi lunghi nel recupero di tale capitale escludevano di fatto qualsiasi capitalista dalla possibilità di affrontare un tale rischio, una tale spesa. Ma lo sviluppo delle forze produttive essendo progredito socialmente, industria energetica, siderurgica, meccanica, ingegneristica, forza lavoro qualificata ecc., per i mezzi e le quantità di capitale che riproduce rende concretamente possibile, sia tecnicamente che finanziariamente, creando un nuovo mercato, la costruzione delle strade ferrate. E' l'appropriazione privata, tramite profitto, con cui il capitalista assolve la propria funzione sociale nel processo di produzione ad entrare in contrasto con lo sviluppo sociale delle forza produttive. E' un limite che lo sviluppo delle forze produttive supera socializzando la figura stessa del capitalista individuale.

E' concretamente la società anonima, per azioni, che consente di affrontare e superare questi limiti estromettendo il singolo capitalista dal processo di produzione. Capitalista che, ridotto ad azionista, partecipa all'esborso del capitale anticipato acquistando azioni in misura adeguata alle proprie disponibilità ed incassando un dividendo azionario, può confidare in un 'buon' tasso d'interesse, anziché su un improponibile saggio di profitto.

Engels può quindi affermare: "Tutte le funzioni sociali del capitalista sono oggi compiute da impiegati salariati. Il capitalista non ha più nessuna attività sociale che non sia l'intascar rendite, il tagliar cedole e il giocare in borsa, dove i capitali si spogliano a vicenda dei loro capitali.".

Fatta questa breve e schematica riflessione propedeutica torniamo alla summenzionata citazione di Engels: "Ad un certo grado dello sviluppo, neanche questa forma (le anonime, n.d.r.) è più sufficiente; il rappresentante ufficiale della società capitalistica, lo Stato, deve assumerne la direzione* (asterisco di Engels, n.d.r.). La necessità della trasformazione in proprietà statale si manifesta anzitutto nei grandi organismi di comunicazione: poste, telegrafi, ferrovie.". Successivamente, nell'opuscolo “L'evoluzione del socialismo dall'utopia alla scienza”, Engels riprende il passo "il rappresentante ufficiale della società capitalistica, lo Stato, deve assumerne la direzione*" ampliandolo ai "trust", definiti "associazione avente lo scopo di regolare la produzione" in un ramo della produzione stessa e che finiscono inesorabilmente per sfociare nella socializzazione di cui Engels sta trattando: "tutto il ramo di una industria si trasforma in unica società anonima.".

Il brano ampliato su “L'evoluzione del socialismo dall'utopia alla scienza” termina con queste parole: "In un modo o nell'altro, con trust o senza trust, una cosa è certa: che il rappresentante ufficiale della società capitalistica, lo Stato, deve alla fine assumere la direzione della produzione* (asterisco di Engels, n.d.r.).".

I due brani sono comunque contrassegnati da un asterisco, da una nota di Engels fondamentale per comprenderne il senso: "Io dico deve. Infatti solo nel caso in cui i mezzi di produzione o di comunicazione si sono effettivamente sottratti al controllo delle società anonime, in cui quindi la statizzazione è diventata economicamente inevitabile, solo in questo caso essa, anche se viene compiuta dallo Stato attuale, rappresenta un progresso economico, il raggiungimento di un nuovo stadio preliminare nella presa di possesso di tutte le forze produttive da parte della società.". Quando lo Stato "deve", ci sottolinea Engels, non quando può o quando vuole. "Di recente - prosegue Engels - però da quando Bismark si è dato a statizzare, ha fatto la sua comparsa un certo socialismo falso, qua e là perfino degenerato in una forma di compiaciuto servilismo, che dichiara senz'altro socialistica ogni statizzazione, compresa quella bismarkiana. In verità se la statizzazione del tabacco fosse socialista, potremmo annoverare tra i fondatori del socialismo Napoleone e Metternich.".

Quindi per Engels esistono due tipi di "statizzazione". Una, collocata nella tendenza dello sviluppo delle forze produttive, nella tendenza alla concentrazione del capitale, che rappresenta un effettivo progresso economico a cui corrisponde una socializzazione ulteriore delle forze produttive anche e soprattutto rispetto alla forma delle anonime. L'altra, non sottrattasi al controllo delle società anonime, non rappresentando alcuna tendenza, resta sul terreno della pura e semplice proprietà privata sia pure Statale.

In questa duplicità è la grande lezione di Engels. E nell'incomprensione di questa duplicità risiede l'incomprensione dello sviluppo capitalistico che ha contrassegnato l'esistenza politica di buona parte della sinistra rivoluzionaria.

Si prenda ad esempio il modo in cui viene descritta la tendenza indicata da Engels su "Lotta Comunista" n. 33-34 nel febbraio-marzo del 1969 da A. Cervetto. Qui il passo contrassegnato dalla nota di Engels è riportato senza la nota stessa ed agganciato ad un passo non consecutivo del testo di Engels. Quindi, oltre a non sottolineare il fondamento stesso dell'insegnamento di Engels, la duplicità di carattere nella proprietà statale, commettendo anche una scorrettezza formale. Sostanzialmente, nel passo reso consecutivo dall'autore citato, Engels sottolinea come "Lo Stato moderno, qualunque ne sia la forma, è una macchina essenzialmente capitalistica, uno Stato dei capitalisti, il capitalista collettivo ideale.". Engels puntualizza questo aspetto perché sia chiaro, comunque, che la tendenza descritta non sfocia di per sé nel socialismo, non sgrava la classe operaia né dai suoi interessi, né dai suoi compiti rivoluzionari. E nello stesso senso viene adoperata dal compagno A. Cervetto che passa poi di necessità a descrivere la dislocazione di ciò che identifica come tendenza, riprendendo l'ormai divenuta tradizionale definizione di “capitalismo di Stato”: "Anche in quei paesi dove più esteso è il capitalismo di Stato esistono ancora larghi settori che non sono concentrati nello Stato e che non hanno una proprietà statale dei mezzi di produzione. Tipico esempio è l'U.R.S.S.. Per cui si può dire che lo Stato come "capitalista collettivo ideale" lo possiamo trovare, oggi, in singoli settori ma non ancora su scala nazionale." (il non corsivo nella citazione è redazionale).

Qui l'autore, sulla base della sola proprietà statale, accomuna a ciò che Engels definisce come tendenza ciò che per Engels, e nella realtà, non è che pura e semplice proprietà privata statale, anche se in qualche caso nella forma azionaria. A. Cervetto non si pone affatto, come del resto i suoi predecessori , la questione discriminante della socializzazione. E altrimenti dove, e in quali casi i mezzi di produzione si sarebbero "sottratti al controllo delle società anonime", quale il processo di socializzazione ulteriore rispetto alle anonime?

Questa incomprensione del duplice carattere, della proprietà statale ha reso impossibile una corretta valutazione dello sviluppo capitalistico italiano portando alla formulazione d'ipotesi strategiche altrettanto errate. Incomprensione ( del resto comune a tutto il dibattito tra le posizioni che si richiamavano al marxismo nonostante tutte le precisazioni e tutte le puntualizzazioni contemporaneamente e successivamente continuamente accampate) che ha sempre portato alla rappresentazione di una realtà in cui comunque il paese imperialisticamente più maturo, gli USA, rappresentavano un elemento strano in confronto al restante panorama mondiale in cui la tendenza alla concentrazione del capitale aveva comunque,  raggiunto una fase più alta. Fase più alta, secondo la tendenza descritta da Engels, spesso addirittura in commistione con grado più basso di concentrazione del capitale, come nell'U.R.S.S..

Non si poteva certo pretendere che Engels anziché sottolineare la statizzazione alla Bismark citasse magari i piani quinquennali di Stalin o, perché no, la costituzione dell'IRI o il varo del piano Sinigaglia per la siderurgia italiana. Non era compito di Engels analizzare lo sviluppo capitalistico del '900 ma dei suoi aspiranti successori. Un compito disatteso, fonte d'errore, a cui deve però far seguito una disanima spietata della sua natura ed una sua puntuale correzione teorica.

Ridurre invece a sopravvalutazione questo tipo d'errore, rifugiarsi in presunti cicli del capitale di Stato,  significa anche teorizzare una natura ciclica delle forme di socializzazione imposte dallo sviluppo delle forze produttive. Significa soltanto approfondire, trasmettere alle generazioni future, l'errore.

pubblicato anche su L'Internazionale (Livorno) marzo 1999.


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