COMUNISMO E QUESTIONE RUSSA

 

Jean Barrot

 

 

 

«Quelli che si sono vantati di aver fatto una rivoluzione hanno sempre visto, l'indomani, che essi non sapevano quello che facevano; che la rivoluzione fatta non somigliava per niente a quella che essi avevano voluto fare.»

                                                                        Engels, 1885

 

 

«Non è più lontano il tempo in cui gli uomini si considereranno come membri di una sola e stessa famiglia e lavoreranno insieme in comunità. Se l'industria moderna non fosse stata là per scuotere innanzi tutto questa società egoista, per darle in seguito una società comunista, la sua eccedenza di forze produttive, noi non avremmo ricevuto l'idea del comunismo, e avremmo ancora meno creduto che la sua realizzazione fosse possibile.»

(Estratto di un discorso di Moses Hess pronunciato in una riunione comunista in Renania, 1845)

 

 

Avvertimento

 

L’unione in quest’opera di tre testi pubblicati in date e circostanze differenti, indipendentemente dal contenuto stesso delle analisi che contengono, segnala un'evoluzione caratteristica del movimento rivoluzionario attuale. Fino alla metà degli anni 60, per un grande numero di rivoluzionari, la riflessione sul comunismo o sul "contenuto del socialismo" partiva da una critica della Russia (I).

Si è avuto in seguito un rovesciamento di prospettiva. La rivoluzione russa e l’URSS sono al contrario sempre più considerate in rapporto al comunismo. Il movimento comunista rinascente non fa del resto che riannodare il filo del tempo, riprendere una visione anteriore soffocata dalla più lunga controrivoluzione dei tempi moderni, dopo le disfatte del 1919‑1921. (2) Marx ed Engels non concepivano la “questione russa" se non a partite dal comunismo. (3) Il loro interesse per la comune rurale russa e il ruolo dello stato russo in Europa resta incomprensibile se si ignora la prospettiva nella quale essi situano il problema: il meccanismo di distruzione dei rapporti sociali che ruotano intorno allo scambio, e della produzione per lo scambio; il processo rivoluzionario di costituzione della comunità umana; i fattori nazionali e internazionali della lotta di classe (4).

La “questione russa" tende a diventare sempre meno un semplice oggetto di polemica, e tende a prendere sempre più un'importanza pratica. L'essenziale non è più dimostrare che la Russia e gli altri paesi cosiddetti socialisti, compresi la Cina, Cuba, il Nord‑Vietnam, ecc. hanno un sistema sociale capitalista. Si è potuto del resto vedere che la questione era stata nell'insieme risolta dai rivoluzionari operai e non operai. Questo non è dovuto innanzi tutto all'effetto della diffusione dei testi rivoluzionari su questo tema, anche se essa ha potuto accelerare e precisare le cose, ma è il prodotto di atti sempre più apertamente controrivoluzionari di questi paesi, nella loro politica interna ed estera. Essi non hanno scelta. Le loro contraddizioni interne e la situazione internazionale, insieme, li costringono ad agire così. La Cina stessa, che giocava fino ad ora a fare la guastafeste, tende ad allinearsi con le alte potenze e a combattere francamente la rivoluzione: vedi il suo sostegno materiale e ideologico al governo di Ceylon scosso dai movimenti sociali nel 1971. Allo stesso modo il socialismo cubano distrugge esso tesso il suo mito quando consiglia ai minatori cileni di fare il loro dovere di minatori e di lavorare tranquillamente, e soprattutto quando gli stessi minatori non l'ascoltano che molto moderatamente. Le diverse illusioni sui paesi “socialisti" e altre basi "rosse" sono liquidate dalle necessita stesse de1la lotta di classe mondiale, che obbligano tutti i paesi, all'ovest come all'est ad unirsi contro il proletariato.

Il problema non è più tanto sul piano teorico, ma su quello pratico Il compito del movimento rivoluzionario non è ormai di mostrare innanzi tutto che questi paesi sono capitalisti, ma è di distruggerli. Tra comunismo e stato russo, divenuto da lungo tempo uno dei pilastri della controrivoluzione, la contraddizione è totale, e non sarà risolta che dalla rivoluzione e dalla lotta violenta. Il lavoro teorico non può dunque essere attualmente una semplice denuncia: è soprattutto preparazione ad uno scontro. Accessoriamente, una tale chiarificazione e critica verso il PC e la confusione "gauchiste” che nonostante tutto arriva a proporre che "un governo di lavoratori" concluda un"patto di mutua difesa" con l'URSS, la Cina, ecc.

Per questo, lo studio della "questione russa" è da adesso lotta contro la controrivoluzione, sotto ogni forma. Presto o tardi, e forse ben presto, queste questioni perderanno ogni loro carattere accademico, e opporranno necessariamente la violenza rivoluzionaria del proletariato alla violenza controrivoluzionaria di tutti Gli stati. (Maggio 1972)

 

I) Per “Socialismo ou barbarie" per esempio la Russia (e subito appresso la burocrazia in generale) è il centro della controrivoluzione: ancora l'incapacità a superare il punto di vista trotskista che fa della Russia il centro rivoluzionario che bisogna difendere verso e contro tutti. Non si trova un inizio di critica di questo punto di vista che nella sinistra comunista detta italiana: vedi "Invariance", Camatte, n. 6: "La rivoluzione comunista - Tesi di lavoro", pag. 30-31. Su “Socialisme ou barbarie" vedere più oltre la presentazione a “note per un'analisi della rivoluzione russa".

 

2) Vedere "Il movimento comunista", n. I, pag,‑72: "La lotta di classe e i suoi aspetti più caratteristici in questi ultimi anni: in che cosa riappare la prospettiva comunista".

 

3) Vedere “Capitalismo e comunismo”, nota 6

 

4) Vedere i testi riuniti in Marx‑Engels di "Scritti sullo zarismo e la comune russa”.


NOTE PER UN’ANALISI DELLA RIVOLUZIONE RUSSA

 

Presentazione.

 

Un confronto rapido tra questo testo e i due seguenti mostrerà un'evoluzione nel modo di concepire il problema della rivoluzione. E' utile fornire qui qualche precisazione in quanto questa evoluzione supera una semplice questione personale. "Note per un'analisi della rivoluzione russa”, scritto nel 1967 sotto l'influenza della rivista “Socialisme ou barbarie", esistita tra il 1949 e il 1965, cercava in qualche modo di colmare una lacuna: se "Socialisme ou barbarie" aveva analizzato la struttura sociale della Russia nel testo diventato celebre "I rapporti di produzione in Russia" (1949) nessun articolo confrontava l'insieme dell'evoluzione storica per cui questa struttura si era imposta negli anni seguenti il 1917. Il nostro testo si proponeva dunque, prendendo come punto di partenza "I rapporti di produzione in Russia", di completarlo sul piano storico. Nello stesso tempo si aveva la prospettiva di un"ritorno" al “Socialisme ou barbarie" dell'inizio, prima del rigetto del "marxismo" operato dai numeri 30‑35 (ve ne sono stati 40 in tutto);senza affrontare qui l'insieme dell'evoluzione di questa rivista, né il suo posto nel movimento rivoluzionario, è necessario ritornare all'articolo suddetto che serviva di riferimento a tutta una corrente di cui è importante fare il bilancio.

"I rapporti di produzione in Russia" inizialmente pubblicato nel secondo numero della rivista (maggio‑giugno 1949). La dimostrazione del carattere capitalista della società russa, effettuata attraverso una critica del trotskismo, (Socialisme ou barbarie veniva da una scissione della sezione francese della 4° internazionale) fu allora un importante testo teorico, uno strumento di chiarificazione molto utile. Ma non bastava sapere che l'URSS è capitalista, bisogna ugualmente, sapere il perché. La questione si è spostata: non è tanto la natura della Russia che importa. ma quella del capitale stesso. L'autore dell'articolo, P. Chalieu, si basa innanzi tutto sull'analisi di Marx: "se la produzione nel senso stretto del termine è il centro del processo economico, non bisogna dimenticare che, nella produzione capitalista, lo scambio è parte integrante del processo produttivo, da un lato perché questo rapporto è soprattutto acquisto e vendita della forza lavoro, il che implica l'acquisto da parte del capitalista dei mezzi di produzione necessari, da un altro lato, perché le leggi della produzione capitalistica si affermano come leggi coercitive attraverso il,mercato,la concorrenza, la circolazione, in una parola lo scambio."

Accompagnato da numerosi riferimenti a Marx il testo mostra che "la forma empirica immediata" del "rapporto tra padrone e operaio" “è lo scambio della forza lavoro dell'operaio contro il salario". Ora, nel corso dell'analisi. questa definizione cede il posto ad un'altra, totalmente differente. Si aveva a che fare col capitale come modo di produzione: esso è ora invece presentato come modo di gestione. La questione dei rapporti di produzione affrontata in partenza come problema del processo per il quale i mezzi di produzione e la forza lavoro entrano in contatto nel processo lavorativo ( cioè, nel capitalismo, per lo scambio di forza‑lavoro contro il salario, scambio tra il lavoro vivo e il lavoro passato che gli anticipa i mezzi di sussistenza), diventa in seguito la questione del semplice controllo dei mezzi di produzione (detenuti dagli operai, ed è il socialismo,o dai padroni, borghesi classici o burocrazia). Il capitale è l'accaparramento di ricchezze da parte di una minoranza che le amministra a suo profitto. Tutto lo scivolamento è qui: si passa dalla concezione della struttura oggettiva della società, alla concezione di due gruppi di uomini (minoranza‑maggioranza, dirigenti‑esecutori) senza vedere che questi gruppi di uomini non fanno che personificare dei rapporti sociali dati.

Chalieu scrive: "ciò che fa dei capitalisti la classe dominante della società moderna è che, disponendo delle condizioni della produzione, essi organizzano e amministrano la produzione e appaiono come gli oggetti personali e coscienti della ripartizione del prodotto sociale ... I rapporti di produzione in generale, sono definiti: a) dal modo di gestione della produzione, b) dal modo di ripartizione del prodotto sociale (intimamente legata alla gestione sotto molteplici aspetti)".

Chalieu menziona ancora la questione della vendita della forza‑lavoro, ma senza darle un'importanza decisiva nell'analisi del meccanismo capitalista. Egli vede solamente che i lavoratori sono separati dai mezzi di produzione di cui dispone una minoranza. Ma ciò non basta a caratterizzare il capitalismo. Lo scambio e il valore sono in effetti lasciati totalmente da parte. Il capitalismo (e innanzi tutto il capitalismo russo) è definito da Chalieu come l'opposizione tra 1i esecutori e quelli che prendono le decisioni fondamentali". Prendere delle decisioni, amministrare, organizzare: non si tratta pi,,1 di economia politica, ancora meno della sua critica, ma di politica economica. La questione del valore è poco compresa da Chalieu che egli ne considera il funzionamento anche nel socialismo, in una forma tuttavia modificata: lo scambio non si applicherebbe più alla forza‑lavoro ma al valore aggiunto al prodotto dal lavoro. Ciò che egli chiama la "negazione assoluta della 1egge del valore‑lavoro". Di fatto, l'origine dell'errore è semplice: Chalieu riprende la critica di Marx al progetto del programma di Gotha, dove Marx considera il mantenimento dello scambio, sotto una forma modificata, ma solamente a titolo transitorio e mai nel comunismo sviluppato. Chalieu ignora questa distinzione; per lui dunque lo scambio sussiste in una società socialista.

Al termine dell'analisi, non si sa per quale ragione, L'URSS è veramente capitalista. Chalieu ha ben visto nella sua economia un sistema di sfruttamento in cui la giornata lavorativa si divide in lavoro necessario (alla riproduzione della forza‑lavoro) e sopralavoro (che fornisce il sopraprodotto accaparrato dalla classe dominante, qui la burocrazia).Ma, poiché egli ignora la natura profonda del capitale, nello stesso tempo estrazione di sopralavoro e processo di valorizzazione; e senza dubbio anche perché la legge del valore non si manifestava allora (nel 1949) in Russia in modo così netto come adesso, egli non ha compreso quali sono i rapporti di produzione in Russia. Ciò che egli mostra, e su questo punto demolisce le stupiditá trotskiste, è l'esistenza di una struttura di sfruttamento. Ma non coglieva la specificità dello sfruttamento capitalista. E’ egualmente per questa ragione che e lì non può analizzare le contraddizioni sociali oggettive inerenti a questi rapporti di produzione. Non vi è alcuna parte della questione delle contraddizioni economiche fondamentali. Si sa solamente che gli sfruttati si scontrano con gli sfruttatori i diretti con i dirigenti. Non si vedono le contraddizioni del capitale - e dunque del capitale in Russia  - che lo conducono alla sua rovina obbligando gli sfruttati ad essere i suoi affossatori. Poiché non vi sono solo dei gruppi di uomini in lotta gli uni contro altri: vi sono delle contraddizioni in tutto il sistema sociale che costringono i gruppi, le classi ad entrare in lotta. La storia di "Socialisme ou barbarie" è stata un lungo sforzo, attraverso diverse scissioni, per chiarire le prospettive rivoluzionarie senza aver compreso dove si situava la dinamica del capitalismo, per mezzo di quale meccanismo sociale il capitalismo crea la condizioni di un altro mondo, e obbliga una parte della società a metterle in atto.

La conseguenza logica del procedimento di Chalieu consisteva nel cercare i rapporti di produzione in seno all'impresa, e a volere cambiarli con l'attività degli operai nell'impresa. "E' solo se la produzione porta una trasformazione radicale dei rapporti di produzione nella fabbrica (cioè se essa può realizzare la gestione operaia) che essa potrà nello stesso tempo conferire un contenuto socialista alla proprietà nazionalizzata e creare una base economica oggettiva e soggettiva per un potere proletario"Socialisme ou barbarie" ha avuto di per se - o per i suoi effetti indiretti (e le "Note per un'analisi della rivoluzione russa" ne sono un esempio) un ruolo utile. Ma oggi la sua ideologia è già superata dal movimento rivoluzionario che pone la questione del comunismo, cioè del rovesciamento del modo di produzione e non semplicemente del modo di gestione. E' al contrario il capitalismo che tenta di riformarsi facendo partecipare i lavoratori alla sua gestione: democrazia, partecipazione, governo dei lavoratori, governo operaio, potere popolare, gestione operaia, autogestione, democrazia sindacale, controllo operaio, ecc., queste sono attualmente parole d'ordine del capitale.

 

 

1) Se Marx ha appena accennato il capitolo del "Capitale" dedicato alle classi, egli ha lasciato però molti elementi su questo soggetto nella settima sezione del Libro 31: "I profitti e le loro fonti". Queste pagine. reputate molto difficili, se non illeggibili, dai l”marxisti” sono al contrario del tutto abbordabili, e luminose su più di un punto.

 

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Lo studio della rivoluzione russa pone in tutta la sua acutezza un problema fondamentale: quello dell'informazione. Il lettore noterà che noi citiamo un grandissimo numero di fatti senza indicazioni di riferimento. In effetti utilizziamo in larga parte documenti ufficiali russi di diverse origini; questi testi, difficilmente accessibili, non esistono che in russo o in traduzioni inglesi, e abbiamo creduto inutile menzionare ogni volta il documento originale: consigliamo in ogni modo di consultare i due libri la cui documentazione supera di molto quella delle altre opere, specializzate o non dedicate, allo stesso soggetto: soprattutto La rivoluzione bolscevica del Carr e anche "La rivoluzione bolscevica" di Bunyan e Fischer. La lettura di questi due libri permetterà di riportarsi alle fonti di informazione che utilizziamo e di verificarle: si comprenderà anche così l'autenticità e l'importanza dei fatti riportati in questi scritti, e si vedrà che l'interesse che essi presentano, considerevole, per il movimento operaio, giustifica ampiamente l'oblio generale nel quale li si è tenuti per cinquanta anni.